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EMOPERFUSIONE CON POLIMIXINA B NELLO STATO SETTICO: DESCRISIONE DI DUE CASI CLINICI

Razionale

La emoperfusione con Polimixina B prevede tre sedute della durata di 2 ore in giorni successivi. Tale emoperfusione è indicata in pazienti con sepsi a partenza addominale post-chirurgica e valori di endotossinemia > 0,6 unità EAATM.

Casistica e Metodi

CASO N.1: G. M. maschio di 37 anni ricoverato per iperpiressia (41 °C) preceduta da brivido, ipotensione arteriosa (73/40 mmHg) e anuria. Coesistono anemizzazione (hb 9,3 g/dl), leucocitosi, allungamento INR (2,92), iponatremia (127 mEq/l), normofunzione renale, emocoltura positiva per Bacteroides ureolyticus. Si inizia antibioticoterapia con vancomicina e meropenem senza beneficio. Per la presenza di endotossinemia pari a 0,77 unità EAATM, si inizia emoperfusione con Polimixina B secondo cui conseguono ripresa della diuresi (3000 cc/die), riduzione dell'endotossinemia (0,4 unità EAATM), della leucocitosi e  della temperatura corporea, normalizzazione dell'INR. Tuttavia, dopo 24 ore dall'ultimo trattamento si sviluppano evidenziate IRA, piastrinopenia ed ipotensione marcata. Dopo 36 ore dall'ultima emoperfusione il paziente è deceduto.

Risultati

CASO N.2: V.M., donna di 55 anni con emorragia subaracnoidea da rottura di aneurisma intracranico ed esami di laboratorio normali. Dopo circa un mese dall'intervento chirurgico di sutura dell'aneurisma interviene uno stato settico con ipotensione marcata (80/60 mmHg), elevata endotossinemia (1,02 unità EAATM) ed emocoltura positiva per klebsiella pneumoniae. Dopo prescrizione inefficace di antibioticoterapia (tigacillina e meropenem), data la presenza di elevata endotossinemia (1,01 unità EAATM) pur in assenza di un chiaro focolaio infettivo addominale, si inizia emoperfusione con Polimixina B con miglioramento sostanziale delle condizioni cliniche ma senza riduzione significativa della endotossinemia (0,8 unità EAATM).

Conclusioni

I due casi appena descritti offrono spunti di riflessione interessanti: 1) la riduzione dell' endotossinenia non è sufficiente di per sé; 2) la sinergia tra antibioticoterapia, bonifica dei focolai settici e timing dell'emoperfusione è fondamentale; 3) l'efficacia dell'emoperfusione può prescindere dalla riduzione dei livelli di endotossinemia plasmatica e dalla localizzazione addominale dell'eventuale focolaio settico.

Vernaglione L, Fumarola M, Montanaro A, Orlando A, Chionna E, Di Gironimo F, Covella P, Di Renzo B, Pastore A, Marangio M, Schiavone P, Flores A, De Giorgi A, Manisco G
(S.C. di Nefrologia e Dialisi – Ospedale “A. Perrino”, Brindisi)
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