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Malattia renale cronica stadio 1-5/Diabete/Ipertensione

I NUOVI IPOGLICEMIZZANTE ORALI NEL DIABETICO CON CKD IN STADIO IV: NOSTRE ESPERIENZE.

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Razionale

L’utilizzo dei farmaci ipoglicemizzanti nel diabetico nefropatico in fase avanzata va fatto con molta attenzione. Alcuni farmaci sono controindicati, come la metformina, o sconsigliati come le solfaniluree. La stessa insulina necessita di una riduzione del dosaggio in corso di CKD per evitare pericolose crisi ipoglicemiche. Da alcuni anni è stato approvato l'utilizzo degli inibitori del DDP-4 in pazienti con DMT2 che hanno una IRC moderata o grave, proponendone l'impiego senza limitazioni anche in corso di ESRD

Casistica e Metodi

Abbiamo condotto uno studio osservazionale prospettico su una coorte di 60 soggetti con DMT2 e con CKD in stadio IV. Abbiamo selezionato un campione di 15 soggetti che assumeva un inibitore del DPP-4 da più di tre mesi, raffrontandolo con il resto dei pazienti che, pur presentando caratteristiche analoghe di CKD, assumeva una terapia con “vecchi” farmaci: repaglinide (14), repaglinide+insulina ritardo (10) terapia insulinica intensiva (21). In tutti i gruppi abbiamo rilevato: 1) l’efficacia terapeutica della terapia, mediante la valutazione dell’emoglobina glicata e del profilo glicemico;  2) l’eventuale insorgenza di: episodi ipoglicemici, effetti indesiderati, accelerazione della progressione della CKD.

Risultati

Tutti i pazienti  in trattamento con inibitori del DPP-4  non hanno manifestato crisi ipoglicemiche, né eventi avversi, né effetti negativi sulla progressione della CKD. L’emoglobina glicata ha denotato una maggiore stabilità rispetto agli altri gruppi. Gli episodi ipoglicemici sono stati invece presenti nel gruppo in trattamento intensivo con insulina.

Conclusioni

Anche se gli inibitori del DPP-4, salvo qualche eccezione, sono prevalentemente eliminati per via renale e la dose in caso di CKD di grado elevato dev’essere ridotta, si sono dimostrati nella nostra esperienza farmaci vantaggiosi nei diabetici  nefropatici, coniugando un’adeguata efficacia con una buona tollerabilità anche in caso di ESRD, ove l’unica opzione terapeutica era rappresentata dall’insulina.

Annamaria Bruzzese1, Antonella Bruzzese2, Alessandra Persichini2, Gennaro Rondanini2, Maria Pasquale2, Francesco Nasso2, Domenico Santoro1, Michele Buemi1
(1 U.O.C. di Nefrologia e Dialisi – Policlinico Universitario “G. Martino” – Messina 2 Area Dipartimentale di Medicina Interna e Nefrologia – Ospedale “S. Maria degli Ungheresi” – Polistena (RC) )
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