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Miscellanea

Trattamento sostitutivo od approccio palliativistico: un caso emblematico.

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Razionale

     Il lavoro descrive il caso di una paziente in terapia conservativa con insufficienza renale cronica avanzata al limite del trattamento sostitutivo.  La sua particolarità sta nella drammatica situazione  clinica ed umana della paziente, che ci ha costretti ad un’attenta riflessione sul quale potesse essere l’approccio più adeguato: conservativo e palliativo o sostitutivo?

Casistica e Metodi

Trattasi di una donna di 62 anni inviataci  per IRC ingravescente. In anamnesi: ipertensione arteriosa, IRC  dal 2010 (Creatinina 2.12 mg/dl al 27.09.10), sordomutismo connatale, ipovisione grave: cataratta completa bilaterale, fundus inesplorabile; diabete mellito scompensato . Turbe comportamentali  dal 1984: seguita dal Centro Igiene Mentale  in terapia neurolettica. Alle manifestazioni psicotiche si è aggiunto negli anni decadimento cognitivo, probabilmente su base cerebrovascolare, disattenzione alla propria persona, rifiuto delle cure, di vedere estranei, aggressività, alimentazione disordinata , compulsiva con impossibilità di corretta gestione da parte dei parenti, deambula con difficoltà per artrosi coxofemorale, incontinenza urinaria.

 Avviava dieta ipoproteica (0.7 g/kg)  mal seguita , nonostante la prevenzione la funzione renale regrediva costantemente ( Marzo 2014 Creatinina 4.92 mg/dl urea 144 mg/dl, eGFR 8 ml/min). 

Risultati

Si  discuteva collegialmente il caso con gli Psichiatri e gli assistenti sociali (fra l’altro la paziente non ha mai espresso un parere su un eventuale trattamento dialitico) sulle modalità di approccio. Inoltre la paziente non ha un tutore legale, si richiede urgentemente una delibera presso il Giudice tutelare del Tribunale. Il problema che questo caso ci ha proposto è sulla eticità di procedere a trattamenti intensivi. In queste condizioni è opportuno un approccio palliativistico o è più giusto avviare il trattamento sostitutivo (fra l’altro sedandola ogni volta).

Conclusioni

Attualmente propendiamo per un atteggiamento conservativo sulla base del parere del tribunale e di quello dei parenti, questi ultimi condizionati da una situazione di incapacità a decifrare la reale portata delle conseguenze di una scelta piuttosto che dell’altra.

Tattoli F., De Prisco O., Falconi D., Gherzi M., Marazzi F., Marengo M., Serra I., Tamagnone M., Formica M.
(S.C. Nefrologia e Dialisi ASLCN1, Ospedali di Ceva, Mondovì, Saluzzo e Savigliano.)
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