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Miscellanea

RUOLO PROGNOSTICO DELL'ATTIVITA' RENINICA PLASMATICA IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA CARDIACA E RENALE CRONICA

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Razionale

L’insufficienza cardiaca cronica (CHF) e l’insufficienza renale cronica (CKD) condividono cause e meccanismi patogenetici comuni. Alterazioni della funzione renale si osservano frequentemente in corso di CHF e influenzano negativamente la prognosi. Scopo dello studio è stato quello di valutare il ruolo prognostico dell’attività reninica plasmatica (PRA) in pazienti con insufficienza cardiaca e renale cronica.

Casistica e Metodi

996 pazienti consecutivi affetti da CHF (età 65±13anni, media ±DS; frazione di eiezione, FE, 33±10) all'inizio e per tutta la durata dello studio (mediana 36 mesi) sono stati sottoposti a  valutazione clinica e neuro-ormonale (catecolamine, NT-proBNP, PRA, aldosterone). End-point primario: mortalità per cause cardiache. Il filtrato glomerulare (eGFR) è stato calcolato con la formula di Cockroft–Gault.

Risultati

La riduzione della funzione renale (eGFR ≤ 60 mL/min/1.73 m2), riscontrata in 437 pazienti (44%), si associava a peggiore sintomatologia, maggiore compromissione della FE, più alta incidenza di eziologia ischemica, diabete e fibrillazione atriale. Nei pazienti con CKD si sono inoltre osservati livelli plasmatici significativamente più alti di norepinefrina, NT-proBNP e PRA (p<0,001), nonché una più elevata mortalità per cause cardiache (24% vs 9,5%, p<0,001) rispetto ai pazienti con funzionalità renale preservata. Da un’analisi multivariata solo la FE (HR 0.91, 95% CI 0.84–0.97, p=0.008), l’NT-proBNP (2.53, 1.45–4.41, p=0.001) e la PRA (1.73, 1.16–2.58, p=0.007) sono risultati fattori predittivi indipendenti di morte cardiaca, con un più alto rischio nei pazienti che presentavano contemporaneamente elevati livelli plasmatici di NT-proBNP e PRA.

Conclusioni

La PRA rappresenta un fattore prognostico indipendente in pazienti con CHF e concomitante CKD. La combinazione di livelli elevati di PRA e NT-proBNP identifica un gruppo di pazienti ad alto rischio, che potrebbe beneficiare di un trattamento finalizzato a potenziare l’azione antagonista sul sistema renina-angiotensina.

Caprioli R, Mangione E, Del Torto A°, Passino C°, Emdin M°, Lippi A, Egidi MF
(UO Nefrologia, Trapianti e Dialisi AOUP, Divisione di Cardiologia°, Fondazione G. Monasterio, CNR, Pisa)
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