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Accessi vascolari

LA PUNZIONE DELLA FISTOLA ARTERO-VENOSA CON TECNICA BUTTONHOLE: L’ESPERIENZA CLINICA IN UN PAZIENTE HIV POSITIVO

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Razionale

La punzione della fistola artero-venosa (FAV) con metodica Buttonhole (BH) sta riscontrando un nuovo interesse negli ultimi anni in alternativa alla tecniche classiche “a scala di corda” o “in area”. L’utilizzo del BH è stato associato a minor frequenza di dilatazioni aneurismatiche, migliore controllo del dolore, maggiore durata della FAV. I dubbi più significativi legati a questa tecnica riguardano il rischio infettivo, in particolare in condizioni di immunodepressione, quali l’HIV positività.  

Si riporta l’esperienza clinica di un paziente in emodialisi cronica trisettimanale,  HIV positivo, seguito presso la nostra struttura, nel quale è stata utilizzata la tecnica del BH per  trenta mesi.    

Casistica e Metodi

Uomo di 57 anni, in emodialisi cronica da marzo2012. Inanamnesi: pregressa infezione da treponema, epatosteatosi, varici esofagee. Nel 1998 si riscontrava HIV positività e si avviava triplice terapia antivirale (HAART) con maraviroc, ritonavir e darunavir. Il follow-up infettivologico indicava un quadro virale con HIV-RNA inferiore 20 copie/μl. Al laboratorio:Plt 20 x10^3/μl, Hb 12.7 g/dl, GB 3,17 x10^3/μl, neutr. 2.07x10^3/μl, linf Tot. 0.72 x 10^3/μl, linf CD4 267/μl.

Il paziente, portatore di FAV tra arteria radiale e vena cefalica distale braccio sinistro, ha inizialmente effettuato terapia dialitica per otto mesi mediante punzione classica “a scala di corda”. Da dicembre 2012, previo training come da protocollo previsto presso il nostro Centro, si proseguiva con metodica BH. Nei successivi trenta mesi non sono state segnalate infezioni locali in sede del tunnel o infezioni sistemiche derivanti dall’accesso. All’ecocolor doppler: volume flusso 1.47 l/min, Qb intradialitico 300 ml/min. Kt/v 1.3. Non si sono sviluppate dilatazioni aneurismatiche a carico della FAV (foto).

Risultati

Conclusioni

Nel presente caso la punzione BH è risultata la tecnica ottimale non solo per il risparmio del patrimonio vascolare del paziente, ma anche per l’assenza di complicanze infettive locali o sistemiche correlabili alla FAV, nonostante il rischio aumentato legato all’infezione da HIV.  

Forcellini S., Serio F., Battaglia Y., Veronesi M., Malacarne F., Bortot A., Russo G., Annaloro M., Russo M., Farinelli R., Trapassi MR., Pintori MC., Storari A.
(A.O. Universitaria Arcispedale Sant’Anna, Ferrara, U.O.C Nefrologia e Dialisi )
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