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Accessi vascolari

Accessi vascolari estremi in emodialisi: posizionamento chirurgico di catetere di Tesio in vena iliaca comune destra.

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Razionale

L’incremento della sopravvivenza dei pazienti in dialisi non è bilanciato da una parallela sopravvivenza degli accessi vascolari confezionati con vasi nativi o protesici, risultando talora necessario un catetere a permanenza. Quand’anche le sedi tradizionali per il posizionamento siano compromesse, risulta necessario l’impiego di sedi vascolari non convenzionali con eventuale approccio chirurgico.

Casistica e Metodi

Riportiamo il caso di posizionamento di un catetere a permanenza in vena iliaca comune destra in un paziente di 72 anni in dialisi peritoneale dal 2005 con successivo shift a emodialisi nel 2008 per causa infettiva. In anamnesi: diabete mellito tipo 2, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco post-ischemico, impianto di ICD in succlavia sinistra. Sono stati confezionati progressivamente nel tempo: un CVC a permanenza succlavio destro, tre CVC temporanei, 3 fistole  semplici a sinistra e 1 FAV con bypass axillo-succlavio a destra, complicati con trombosi e/o ridotto scarico a monte . L’ angio TC del novembre 2014 mostrava una diffusa ostruzione di entrambi gli assi venosi axillo-succlavi, dell’asse femorale comune destro, della vena iliaca esterna destra, con una trombosi pericatetere a livello del CVC femorale sinistro, mal funzionante. 

Risultati

In seguito ad una discussione collegiale tra nefrologi e chirurghi vascolari, si è deciso di posizionare un catetere centrale a permanenza nella vena iliaca comune destra con approccio chirurgico. E’ stato utilizzato un CVC monolume, bicannula, cuffiato, tunnellizzato in sede sotto-fasciale nel tratto intra-addominale e sottocutanea nel tratto inguinale. Nel periodo post-operatorio si è sviluppata una linforragia senza segni di infezione  o raccolta, contenuta con una sutura aggiuntiva in sede di exit site. Regolare il funzionamento durante le HD successive, con efficienti pressioni dinamiche del circuito, flusso ematico intradialitico > 300 ml/min, kt/v > 1,05.

Conclusioni

Concludendo questo tipo di accesso estremo  può essere considerato una soluzione definitiva nei pazienti anziani che non presentano  la possibilità di confezionamento di accessi vascolari convenzionali.

Ullo I.(1), Capelli I.(1), Cuna V.(1), Natali N.(1), Gambaretto C.(1), Mauro R.(2), Muccini N.(2), Freyrie A.(2), Casadei A.(3), Cianciolo G.(1), Donati G.(1), Gargiulo M.(2), La Manna G.(1)
((1)U.O. di Nefrologia, Dialisi e Trapianto, Dipartimento delle Insufficienze d'Organo e dei Trapianti, Policlinico di S.Orsola, Bologna; (2)U.O. di Chirurgia vascolare – Policlinico S.Orsola – Università di Bologna; (3)U.O. di Radiologia – Policlinico S.Orsola – Università di Bologna; )
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