Il raggiungimento di un’adeguata rimozione di acqua e di sodio in dialisi peritoneale (PD) è essenziale soprattutto se la insufficienza renale cronica è associata a scompenso cardiaco.
Abbiamo valutato l’adeguatezza della rimozione di sodio in PD in confronto all’emodialisi
In un maschio di 77 anni con insufficienza renale cronica (stadio V) e scompenso cardiaco severo è stata misurata la rimozione di sodio con emodialisi trisettimanale attraverso la formula: sodiemia pre(Napre) x volume pre(Vpre) – sodiemia post(Napost) x volume post(Vpost) , dove il Vpost è calcolato con la formula di Watson e il Vpre = Vpost + (peso pre –Vpost).
Dopo il passaggio in CAPD, è stato prescritto il seguente schema per condizioni di rapido trasporto: una sacca al 2,27% per 3 ore e una sacca con Icodestrina 7,5% per 9 ore. E’ stata misurata la rimozione del sodio con la formula: Sodio dialisato x volume – sodio della soluzione di dialisi x volume infuso.
La rimozione totale veniva calcolata aggiungendo la sodiuria/die.
Nella figura (pannello a), la rimozione sodica di ogni seduta emodialitica è visibilmente superiore a quella della CAPD e quella settimanale è moderatamente più elevata ( 844,8 contro 618 mEq ). In CAPD (pannello b) aumenta l’eliminazione urinaria, con una rimozione totale settimanale maggiore (1029 contro 922 mEq) e costante nel mese di osservazione, con peso corporeo stabile.
La rimozione idrosalina continua con CAPD di 12 ore, ha verosimilmente favorito un aumento della diuresi con rimozione sodica settimanale (associata per il 69% all’icodestrina), simile nelle due metodiche quando si include l’escrezione urinaria.
La stabilità emodinamica, opposta alle obbligatorie oscillazioni dei volumi in emodialisi, a parità di peso corporeo medio, potrebbe avere un ruolo rilevante.
La dialisi peritoneale si è confermata efficace nello scompenso cardiaco severo refrattario e con filtrato glomerulare <15 ml/min.