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Emodialisi

EMODIALISI EXTRACORPOREA PROGRESSIVA (PHD): STUDIO MONOCENTRICO.

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Razionale

L’elevata incidenza di malattia renale necessitante di terapia dialitica richiede l’adozione di schemi dialitici che possano avere un ridotto impatto organizzativo ed economico, quali dialisi domiciliare, dialisi breve, dialisi a ritmo ridotto. Ancora poco è noto sulla reale efficacia di queste strategie.

Casistica e Metodi

Abbiamo analizzato in modo retrospettivo i pazienti che, dal 2014, sono stati avviati presso il nostro centro alla dialisi extracorporea progressiva (HDP)- ritmo dialitico monosettimanale associato a dieta ipoproteica-, confrontandoli con pazienti che sono stati avviati al classico ritmo trisettimanale (Tri) nello stesso periodo. Abbiamo valutato in basale e nel follow-up (1 volta/mese) i dati clinici e di laboratorio e l’incidenza di eventi avversi.

 

Risultati

10 pazienti incidenti PHD (76±13 anni,  7M) sono stati confrontati con 10 pazienti incidenti Tri (70±16 anni, 7M). Il follow-up medio è stato di 8±6 e 10±4 mesi, con un numero totale di osservazioni di 96 e 104, rispettivamente. All’inizio della dialisi non vi erano differenze né nel GFR (PHD 7,8±1,9 vs Tri 7,1±2 ml/min), né per gli altri esami ematochimici. Durante il follow-up non vi erano differenze nell’incidenza di complicanze cliniche, eccetto che per il numero di episodi di iperpotassiemia (PHD 5% vs Tri 24%,p<0,005).

Il numero totale di sedute dialitiche era di 514 per i PHD e 1222 per i Tri.

Durante il follow-up 3 pazienti del gruppo PHD, come da programma, (indicatori clinici e biochimici) sono stati shiftati ad un ritmo bisettimanale (in media a 7 mesi dall’inizio della dialisi) e un paziente è deceduto, mentre 6 pazienti continuano con ritmo monosettimanale, mantenendo una buona diuresi residua (1300±300 ml/die).

 

Conclusioni

La PHD rappresenta una buona strategia dialitica, perché permette un buon controllo della sindrome uremica, un minore impatto psicologico ed organizzativo ed un discreto risparmio economico. Studi prospettici sono necessari per valutare l’impatto clinico di un utilizzo sistematico di tale strategia dialitica.

Esposito P., Calatroni M., Romeo S., La Porta E., Martinelli C., Borettaz I., Canevari M., Caramella E., Grosjean F., Serpieri N., Rampino T., Dal Canton A., Libetta. C.
(Unità di Nefrologia, Dialisi e Trapianto; Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e Università di Pavia; Pavia, Italia.)
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