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Emodialisi

Strategie emodepurative per pazienti emodializzati durante terapia radiometabolica con Iodio131 per carcinoma tiroideo.

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Razionale

Lo I131, usato nella terapia del carcinoma tiroideo, viene escreto principalmente per via renale. L'attività necessaria, calcolata secondo il GFR, deve permanere nell’organismo per un tempo sufficiente ad espletare l’effetto terapeutico, evitando peraltro un eccessivo irraggiamento del paziente.

Nei soggetti in dialisi, l’alterata clearance renale rende difficoltoso il calcolo dell'attività terapeutica di I131, col rischio di esposizioni al radiofarmaco insufficienti oppure pericolose.

Abbiamo inteso valutare l'efficacia di uno schema di trattamento che, simulando una fisiologica clearance corporea dello I131, consentisse di somministrare il radiofarmaco secondo protocolli consolidati e sicuri, anche nei pazienti in dialisi.

Casistica e Metodi

Ad una paziente emodializzata con carcinoma tiroideo, dopo la somministrazione di  2590 MBq di I131 fu avviata una prima sessione dialitica di 8 ore tipo CVVHDF (Gambro Prismaflex® filtro HF1400), con un Q-effluente di 70 ml/min, ripetuta dopo 48 ore (treatment1).

Un anno dopo, il protocollo fu ripetuto, somministrando  5540 MBq di I131 (treatment2).

I trattamenti dialitici sono stati effettuati in area protetta di Medicina Nucleare, valutando l’esposizione della paziente e degli operatori.

Come controllo, è stata considerata una paziente con caratteristiche cliniche simili ma eGFR di 72 ml/min (normal).

Dalle curve di captazione al corpo-intero sono stati calcolati i tempi di residenza di I131  all’interno dell’organismo (Figura) e la dose al midollo e al sangue. 

Risultati

I tempi di residenza di I131 sono risultati sovrapponibili nei trattamenti 1 (18.5h), 2 (20.7h) e nel paziente normale (20.5h). Le dosi al midollo (0.39Gy) e al sangue (0.50Gy) sono risultate nei limiti di sicurezza (<2Gy).

Le dosi efficaci ricevute dai due infermieri (total body) sono risultate comprese tra 78 e 96 microSv per ogni ciclo di due sedute (raccomandato <1 mSv/year).

Conclusioni

La CVVHDF consente di modulare efficacemente la cinetica del radioiodio nei pazienti dializzati, con un ottimo controllo dell’esposizione radiante del paziente e con sicurezza degli operatori.

Berutti S.(1), Richetta E.(2), Santopolo G.(3), Gabella P.(1), Soragna G.(1), Stasi M.(2), Emanuele R.(1), Vitale. C.(1)
((1)SC Nefrologia e Dialisi, (2)SC Fisica Sanitaria, (3)SC Medicina Nucleare. AO Ordine Mauriziano di Torino.)
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