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Emodialisi

COUPLED PLASMA FILTRATION ADSORPTION (C.P.F.A.): TEMPESTIVITA’ TERAPEUTICA E PROTOCOLLO DIAGNOSTICO SONO SUFFICIENTI PER RIDURRE LA MORTALITA’ NEI PAZIENTI AFFETTI DA SEPSI E SHOCK SETTICO?

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Razionale

La C.P.F.A. è una metodica emodepurativa accoppiata all'emofiltrazione, in grado di rimuovere citochine attraverso mediante una cartuccia adsorbente. Tale tecnica è impiegata nella terapia della sepsi e dell’insufficienza multi-organo secondaria allo shock settico. In questo lavoro presentiamo i risultati della nostra casistica di pazienti trattati con CPFA.

Casistica e Metodi

Abbiamo raccolto dati di pazienti trattati con C.P.F.A. tra il 2010 ed il 2014. Indicazione alla C.P.F.A.: presenza di shock settico refrattario a bonifica chirurgica e terapia antibiotica dopo 24 ore dalla prescrizione. Indici valutati: leucometria, dipendenza da amine vasopressorie, febbre e biochimica clinica di pertinenza renale, epatica e muscolare. Protocollo C.P.F.A.: 3 sedute di 10 ore (con trattamento depurativo continuo di 24 ore) in tre giorni consecutivi. Abbiamo valutato la mortalità a 90 giorni dall’ultima seduta e la necessità di dialisi cronica.  

Risultati

Sono stati trattati 28 pazienti con shock settico (70% dei casi klebsiella pneumoniae, 20% da E. Coli e 10% da Acinetobacter baumanii). Il 53% è stato trattato con protocollo C.P.F.A. completo; il 25% con una sola seduta ed il 21,5% con due sedute per exitus. Il tasso di sopravvivenza complessivo dopo 90 giorni in cinque anni è stato del 21%. Uno solo dei pazienti sopravvissuti è rimasto in dialisi cronica. Valori mediani dei parametri laboratoristici all'inizio della C.P.F.A.: creatininemia 2,5mg/dl, leucociti 27.000 x mm3, PCR 29 mg/l, D-Dimeri 800 ng/dl (non significativamente diversi tra sopravvissuti e deceduti). Tutti i pazienti trattati erano anurici. La pressione arteriosa media era di 110/95 mmHg. Tutti i trattamenti sono stati eseguiti con eparinizzazione continua (1000 UI/h) previa normalizzazione dell'AT III.

Conclusioni

Nella nostra esperienza tempestività di trattamento con C.P.F.A. ed adozione di procedure e protocolli standardizzati di trattamento non hanno garantito tassi di sopravvivenza a 90 giorni soddisfacenti in pazienti con shock settico. Nemmeno l’entità del deficit renale ha predetto l’outcome.

Vernaglione L., Pastore A., Fumarola M., Montanaro A., Chionna E., Di Gironimo F., Marangio M., Flores A., Schiavone P., De Giorgi A., Covella P., Di Renzo B., Orlando A., Dell'Erba G.
(S.C. di Nefrologia e Dialisi Ospedale "A. Perrino" Brindisi)
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