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Emodialisi

L'utilizzo della medicina tradizionale cinese per il trattamento degli ematomi in dialisi

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Razionale

L'ematoma sulle sede della venipuntura della fistola artero venosa è una delle complicanze più frequenti in dialisi.

Tale complicanza comporta in primo luogo, dolore al paziente e in secondo luogo, ma non meno importante, una difficoltà all'incannulazione durante la dialisi successiva.

Se poi l'ematoma è molto vasto il medico può essere costretto al passaggio ad un trattamento in ago singolo o all'inserimento di un catetere venoso centrale, con un ulteriore aumento delle problematiche cliniche.

Molti centri utilizzano, per accelerare il processo di guarigione, creme a base di eparina senza particolari successi; I tempi di risoluzione si aggirano comunque nell'ordine delle settimane.

L'inserimento della medicina tradizionale cinese nei reparti di dialisi potrebbe aiutarci a risolvere alcune delle problematiche che si presentano nel paziente dializzato (Evangelista P et al. Trattamento degli ematomi con tecnica del martelletto fior di pruno. Estratti del Convegno Nazionale della Società Italiana Agopuntura - Salsomaggiore Terme - 1996. http://www.osteo-mtc.ch/perche_la_mtc_funziona_studi_scientifici.html).

Casistica e metodi

Nel reparto di emodialisi di Santa Maria Nuova da circa 1 anno, è stata introdotta la medicina tradizionale cinese per aiutare il paziente emodializzato. Per il trattamento degli ematomi sono state utilizzate 2 tecniche: il martelletto fior di prugna e le coppette. 

Il primo consiste in un martelletto di plastica sterile monouso di circa 20 cm di lunghezza dotato, sulla testa, di 7 punte metalliche (Figura 1).

L'utilizzo del martelletto prevede un passaggio, spesso in senso circolare dall'esterno verso l'interno, dell'ematoma, per almeno 3 volte, fino ad un arrossamento/sanguinamento della parte interessata.

Le coppette sono dei piccoli contenitori di vetro, di vari diametri, con i bordi smussi (Figura 2).

Per l'utilizzo delle coppette, si prevede un iniziale massaggio della parte interessata con olio di mandorle, poi, dopo aver praticato il sottovuoto nella coppetta con l'utilizzo del fuoco, si applica la stessa sull'ematoma e la si fa scorrere sulla sede dell'ematofino all'arrossamento/sanguinamento della parte. Dopo l'utilizzo, le coppette vanno sterilizzate in autoclave.

L'utilizzo delle coppette è controindicato nei pazienti con scarsa massa muscolare e/o grassa e con cute fragile; in questi casi abbiamo preferito trattare la parte con il martelletto fior di prugna.

Nei pazienti trattati non è stata praticata nessuna crema a base di eparina.

I risultati sugli ematomi sono stati campionati tramite rilievo fotografico, vista la difficoltà nella misurazione di ematomi che, spesso, hanno le forme più varie.

La prosecuzione dello studio prevederà di misurare i risultati tramite ecotomografia per valutare meglio anche la profondità dell'ematoma stesso.

Risultati

In tutti i casi trattati (15 pazienti), abbiamo avuto un netto miglioramento dell'ematoma già dopo la prima seduta ed una completa risoluzione dopo circa 3 sedute (1 settimana) di trattamento eseguito prima della seduta di dialisi (Figura 3 e 4).

Non abbiamo avuto nessuna complicanza, nè effetto collaterale.

I pazienti hanno lamentato, durante il trattamento un po' di fastidio, ma tutti hanno mostrato il loro entusiasmo visto il miglioramento sia delle dimensioni dell'ematoma che del dolore. 

Abbiamo avuto solo rarissimi casi (2 in tutto) di rifiuto al trattamento dopo che al paziente veniva mostrata la testina con 7 aghi.

Per quanto riguarda i costi, l'utilizzo del martelletto ha ridotto i costi sostenuti in precedenza dall'acquisto delle creme a base eparinica (costo di 12 testine per martelletto 2,10 euro - costo di un tubetto di crema a base eparinica 4 euro).

Conclusioni

La medicina tradizionale cinese potrebbe essere un valido aiuto per la gestione dei pazienti emodializzati.

I tempi di risoluzione degli ematomi avuti con i trattamenti, hanno permesso di utilizzare la fistola in modo precoce, dopo lo stravaso ematico, e in tutta la sua lunghezza, senza ricorrere a dialisi in monoago o a cateteri venosi centrali.

Ci auguriamo che tale tecnica possa essere maggiormente integrata, anche in altri reparti di emodialisi. 

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pubblicata il  22 settembre 2015 
da B.Tosi*, F. Manescalchi*, V. Montemurro*, C. Caputo*, V. Pagliai**, M. Angelillo**, M. Bernardi**, S. Bordoni**, F. Gropsanu**, S. Grazzini**, E. Sgatti**, C. Grimaldi°, S. Baccetti°°.
(*SS. Emodialisi Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze - equipe medica; **SS. Emodialisi Ospedale Santa Maria Nuova di Firenze - equipe infermieristica; °UO nefrologia e dialisi Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze; °°Centro di Medicina Tradizionale Cinese - Fior di Prugna - Firenze)
Parole chiave: accesso vascolare, complicanze emodialisi, emodialisi, fistola artero-venosa, qualità della vita, terapia
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