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Emodialisi

L’Indice Prognostico Multidimensionale (MPI) predice la mortalità a breve e lungo termine nei pazienti geriatrici con ESRD

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Introduzione

È noto che nei soggetti geriatrici avviati alla terapia emodialitica si registra una elevatissima mortalità nei primi mesi di trattamento. Pertanto, il ruolo della prognosi risulta cruciale nel processo decisionale clinico dei pazienti anziani con CKD allo stadio 5.

Obiettivo

Valutare l’efficacia clinica e l'accuratezza dell’Indice Prognostico Multidimensionale (MPI) nel predire la mortalità a breve e lungo termine in pazienti anziani con CKD già trattati con  emodialisi.

Materiali e Metodi

Studio multicentrico randomizzato che ha coinvolto 5 U.O. di Nefrologia italiane. I criteri di inclusione erano età ≥ 65 anni, diagnosi di malattia renale cronica, trattamento con    emodialisi periodica.  Ogni paziente all’ingresso è stato sottoposto ad una valutazione multidimensionale standardizzata che comprendeva informazioni sullo stato funzionale (ADL,IADL), cognitivo (SPMSQ), nutrizionale (MNA) e sociale, numero di farmaci assunti, comorbilità (CIRS),  e rischio di sviluppare lesioni da decubito (ESS). Sulla base di queste informazioni veniva calcolato il MPI che permetteva anche di stratificare i pazienti in tre gradi di rischio di mortalità: lieve, moderato e severo per l’MPI-1, 2 e 3 rispettivamente. La mortalità è stata valutata con un follow-up di almeno un anno.

Risultati

368 pazienti (uomini = 62,5%; età media = 76,71 ± 6,7 anni) sono stati inclusi nello studio, 143 (38,9%) erano in MPI-1, 186 (50,5%), in MPI-2 e 39 (10,6%) in MPI-3.  Una differenza significativa tra i tre gruppi MPI è stata osservata in ADL, IADL, SPMSQ, MNA, ESS e CIRS (p <0,0001). Il follow-up medio era di 482 giorni. Della coorte iniziale, 166 pazienti (età media = 76,50 ± 7,0 anni) sono stati seguiti fino a 2 anni. I tassi di mortalità sono risultati significativamente differenti tra i pazienti con MPI-3 vs MPI-1 / MPI-2 a un mese (7,7% vs. 1,8%, p = 0,008) e a due anni (39, 1% vs 17,5%, p = 0,017).

L’AUC risultava 0,73 (IC 95% 0,5-0,97) e 0,64 (05% CI 0,51-0,76) a un mese e a due anni di follow-up, rispettivamente.

Conclusioni

Il MPI risulta uno strumento accurato nella predizione della mortalità a breve e lungo termine nei pazienti anziani con CKD in emodialisi. Esso potrebbe dimostrarsi un utile strumento anche per guidare la decisione di avviare un paziente geriatrico alla terapia sostitutiva o a quella conservativa.

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pubblicata il  23 settembre 2015 
da Filippo Aucella¹, Daniele Sancarlo², Antonio Greco², Antonio Cicchella¹, Antonio Gesuete¹, Sara Ganugi³, Marcello Amato³, Tania Gnerre⁴, Silvia Lai⁴, Gaspar Elios Russo⁴, Claudio Vinci⁵, Giuseppe Scaparrotta⁵, Agostino Naso⁵, Graziella Gigliola⁶, Serena Bainotti⁶, Elena Tesio⁶, Alfonso Pacitti⁶, Giorgetta Cappa⁷, Alberto Pilotto⁸
(U.O. di Nefrologia e Dialisi della Casa Sollievo della Sofferenza, IRCCS, San Giovanni Rotondo (¹), Ospedale Umberto I Roma (³), ASL 4 Prato (⁴), ULSS 16 Padova (⁵), ASO S. Croce&Carle, Cuneo (⁶); U.O di Geriatria di San Giovanni Rotondo (²), ASO S. Croce&Carle, Cuneo (⁷) e Ospedale Galliera, Genova (⁸))
Parole chiave: emodialisi, paziente anziano
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