Per il paziente affetto da insufficienza renale cronica, il trapianto rappresenta la terapia di elezione sotto il profilo clinico e di qualità di vita. La situazione psichica sarebbe caratterizzata da disagio, reazioni emotive spesso incongrue e malessere ( [1]). È fondamentale considerare il funzionamento psico-affettivo e cognitivo, il livello di stress percepito, il grado di accudimento familiare, le motivazioni e le attese di pazienti e familiari.
Il campione analizzato si riferisce a 3 anni di attività nell’ambulatorio Pre-Trapianto renale (dicembre 2011-dicembre 2014). Si tratta di 45 pazienti, 19 donne e 26 uomini di età media 51±30: 41 pazienti in trattamento emodialitico e 4 paz pre-emptive. Il 47% soffre di almeno una patologia comorbida a quella renale. Il 33% è celibe/nubile, il 58% coniugato, il 4%vedovo, separato o divorziato. Il 76% vive con coniuge o nucleo famigliare prossimo, il 16% da solo e i restanti con amici o parenti. L’82% è totalmente autosufficiente. La quasi totalità del campione ha figure privilegiate di sostegno: per il 47% è il coniuge, 19% genitore, 15% figli , 19 altre figure.
Nei 6-12 mesi di preparazione i pazienti hanno effettuato: 1 colloquio psicologico di assesment SF12, HADS, 1 Scala cosruita ad hoc (α di Cronbach = .63) 1 colloquio di restituzione. Le analisi statistiche sono state effettuate con SPSS: frequenze, correlazioni, ANOVA.
L’analisi dei dati evidenzia elevati livelli di ansia (29%), distress individuale (30%), depressione (27%) ascrivibili a disagio per i sentimenti d’incertezza circa le valutazioni cliniche che devono essere condotte, per l’invasività di alcuni esami diagnostici e per il senso di sospensione connesso al giudizio di idoneità. Il pz sembra spostare sull’attesa di un organo tutti i vissuti legati al sentimento di perdita dei reni nativi, alla difficoltà per la dialisi, ai vissuti depressivi connessi alla compromissione dello stato di salute, ma soprattutto all’idealizzazione e al timore del trapianto stesso.
Le persone che avvertono maggiori limitazioni hanno una percezione più negativa della propria salute, avvertono maggiormente il dolore. Livelli ansiosi e depressivi si traducono in un atteggiamento di chiusura e in una minore vita sociale (Fig. 1).
In accordo con i dati di letteratura (2 [2] (full text), 3 [3] (full text)) la costituzione di un percorso multidisciplinare di preparazione al trapianto consente di gestire meglio i vissuti relativi all’attesa, ma anche di mettere in evidenza pensieri depressivi legati alla patologia e alla fatica quotidiana connessa alla malattia. I dati a nostra disposizione evidenziano che quanto più è forte il sentimento di fiducia, (ANOVA F= 20.06 P<.001) maggiore è l’adesione ai trattamenti, l’atteggiamento è più propositivo, le aspettative maggiormente realistiche (Fig. 2).
[1] Hanson CS, Chadban SJ, Chapman JR et al. The expectations and attitudes of patients with chronic kidney disease toward living kidney donor transplantation: a thematic synthesis of qualitative studies. Transplantation 2015 Mar;99(3):540-54
[2] De Pasquale C, Veroux M, Indelicato L et al. Psychopathological aspects of kidney transplantation: Efficacy of a multidisciplinary team. World journal of transplantation 2014 Dec 24;4(4):267-75 (full text)
[3] Roussel MG, Gorham N, Wilson L et al. Improving recovery time following heart transplantation: the role of the multidisciplinary health care team. Journal of multidisciplinary healthcare 2013 Aug 22;6:293-302 (full text)
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