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Malattie genetiche/Malattie rare

Persistente deplezione linfocitaria dopo il primo ciclo di trattamento con Rituximab in pazienti affetti da vasculiti ANCA-associate

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Razionale

Dopo trattamento con Rituximab in pazienti con vasculiti ANCA-associate (AAV), in letteratura vengono riportati tempi medi di recupero dei linfociti B compresi tra 6 e 12 mesi. Tuttavia, negli studi pubblicati finora i dati sulla ricomparsa dei linfociti B sono raramente riportati in dettaglio e oggetto di analisi approfondite.

Casistica e Metodi

Tra Gennaio 2006 e Maggio 2015 nel nostro Centro hanno ricevuto il primo ciclo di trattamento con Rituximab 120 pazienti affetti da AAV all’esordio di malattia o ad una recidiva. Sono stati inclusi nello studio i pazienti con follow-up >12 mesi. In accordo alla letteratura, la deplezione linfocitaria è stata definita come numero di CD19 <10 cell/mm3.

Risultati

Dopo il primo ciclo di trattamento con Rituximab, in tutti i pazienti si osservava una completa deplezione dei CD19 periferici. Trentasei pazienti (38,7%) (età media 67,3±12,9 anni; M/F 16/20) mostravano un numero di CD19 persistentemente <10 cellule/mm3 ad un follow-up >12 mesi. Ventitre erano affetti da MPA (18 trattati all’esordio, 5 ad una recidiva), 12 da GPA (3 all’esordio, 9 ad una recidiva) e 1 da EGPA trattato ad una recidiva; 21 avevano ANCA anti-MPO, 14 anti-PR3, 1 era ANCA-negativo. Dieci pazienti avevano ricevuto in passato ciclofosfamide (dose cumulativa media 9,1 g). In 21 casi la deplezione si manteneva per oltre 2 anni (range 24,6-103,7 mesi) (Figura 1). In 11 dei 36 casi si osservava ipogammaglobulinemia (gammaglobuline totali <6 g/l) persistente (preesistente al Rituximab in 2 casi). L’analisi statistica non mostrava fattori predittivi di deplezione persistente. 

Conclusioni

I nostri dati mostrano che in una significativa quota di pazienti con AAV non si osserva ripopolazione dei CD19 anche dopo un lungo follow-up. Le cause del ritardo nella ripopolazione non sono al momento chiare. Di queste differenze dei linfociti B si deve tenere conto nella programmazione delle terapie di mantenimento basate su Rituximab.

Salviani C.(1), Gregorini G.(1), Delbarba E.(1), Jeannin G.(1), Regazzoli A.(2), Cancarini G.(1)
((1)UO Nefrologia; (2)Laboratorio di Analisi Chimico-Cliniche; Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia)
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