La fistola artero-venosa con vasi nativi (FAV) rappresenta l’accesso vascolare di scelta per il paziente emodializzato per minori complicanze e maggiore sopravvivenza rispetto alle protesi ed ai cateteri venosi centrali. Per tali motivi nel nostro centro, in collaborazione con la chirurgia vascolare, si è cercato di privilegiare FAV native anche in situazioni più complesse mediante soluzioni alternative.
Dal 1.5.2011 ad oggi, abbiamo realizzato nove FAV native utilizzando trasposizioni o autotrapianti di vene. In tre pazienti incidenti abbiamo realizzato: una FAV distale tra vena basilica ed arteria radiale ed una distale tra arteria ulnare e vena cefalica, un autotrapianto di vena safena a ponte tra vena cefalica al terzo medio dell’avambraccio e vena basilica del braccio con confezionamento di FAV distale radiocefalica. In sei pazienti prevalenti abbiamo recuperato la FAV realizzando: un autotrapianto di vena cefalica dall’avambraccio sinistro al destro; due trasposizioni di vena dorsale della mano a sostituire il tratto di vena cefalica trombizzata nel tratto medio dell’avambraccio; una trasposizione di vena cefalica del braccio, anastomizzata con la vena basilica del braccio al terzo superiore; una trasposizione di vena collaterale della vena cefalica, a sostituire il tratto di vena cefalica trombizzata, nel tratto medio prossimale dell’avambraccio; una rettilinizzazione della vena cefalica dell’avambraccio con abbocco alla vena basilica.
Le nove FAV confezionate avevano una sopravvivenza primaria ad un anno dell’87,5 % e secondaria del 75%. La sopravvivenza media è stata pari a 17,7 +/- 11, 8 mesi. Non si è verificata nessuna occlusione precoce.
Nella nostra esperienza un’attenta valutazione ecocolodoppler e la presenza di un team dell’accesso vascolare consentono la creazione di FAV non convenzionali con vasi nativi con risultati sovrapponibili, in termini di sopravvivenza, alle FAV native tradizionali.