La FAV con vasi nativi (FAVn) rappresenta il golden standard dell’AV per emodialisi. Tuttavia per l'invecchiamento della popolazione e l’incremento di alcune patologie, come il diabete mellito, il patrimonio vascolare risulta spesso compromesso e si assiste ad un maggior utilizzo dei CVC a scapito delle FAV protesiche (FSVp) la cui prevalenza risulta <4%. La minore esperienza chirurgica in molti centri spiega gli scarsi risultati clinici e il preferenziale ricorso al CVC quando la FAVn è impossibile. Numerosi studi hanno dimostrato un aumento della mortalità nei portatori di CVC rispetto alle FAVn o FAVp. Il tasso di ospedalizzazione e l'incidenza di infezioni, risultano maggiori nei CVC.
Nel Nostro Centro da oltre 15 anni vengono impiantati loop protesici all'avambraccio, non solo con le vene cefalica e basilica, ma anche utilizzando una vena comitans dell'arteria brachiale, con lo scopo di utilizzare vasi venosi profondi non utilizzabili per il confezionamento della FAVn, prima di impiantare un CVC o superficializzare la basilica. Abbiamo quindi valutato fallimento precoce, pervietà primaria, pervietà secondaria, incidenza di complicanze precoci e tardive in oltre 350 interventi per allestimento di FAVp in PTFE all'avambraccio, effettuati nel nostro Centro.
I risultati preliminari hanno evidenziato come i loop protesici realizzati con le vene comitans presentino a 12 mesi una sopravvivenza primaria del 66% ed una secondaria del 73% con un incidenza di infezioni inferiori al 2% e con una ridotta incidenza di sindrome da furto riaspetto alla FAV con vasi nativi, senza sostanziali differenze tra pazienti diabetici e non diabetici.
I nostri risultati sembrano indicare che il loop protesico con la comitans rappresenta un accesso vascolare sicuro nei soggetti nei quali non è possibile allestire una FAVn, prima di ricorrere alla superficializzazione della vena basilica, o dell'impianto di un CVC anche nei soggetti anziani, visto il minor rischio di sindrome da furto.