Nei pz con diabete di tipo 2 la metformina riduce il rischio di morte per malattie cardiache di circa il 30-40% in più rispetto alle sulfoniluree e secondo una metanalisi pubblicata su Annals of Internal Medicine andrebbe usata come terapia di prima linea; secondo la Food and Drug Administration, la metformina può essere usata in modo sicuro nei pz con IRC da lieve a moderata.
Nella ns pratica clinica, negli ultimi 36 mesi abbiamo rilevato 38 ricoveri (58% donne, 42% uomini fra i 65 e 85 anni) per IRA da IRC per l’utilizzo di metformina ≥ 850 mg x 3 / die, di questi il 30 % dei casi è stato sottoposto ad AFB per correggere adeguatamente e rapidamente l’acidosi metabolica.
Nel 56 % dei pz, la scarsa assunzione e/o la perdita gastrointestinale di liquidi, l’ipotensione, in presenza di IRC di II°- III° stadio, hanno determinato l’accumulo della metformina con Acidosi Metabolica grave. Nel 44% dei pz la disidratazione conseguente ad iperpiressia, uso di antibiotici e/o di FANS, hanno contribuito all’accumulo di metformina. Nel 48% dei casi dei pz dopo sospensione della metfomina, terapia infusionale di elettroliti e bicarbonati e/o AFB, nei tre mesi successivi di follow-up, la funzione renale è ritornata ai livelli precedenti l’episodio di IRA, nel 27 % dei pz è residuato un peggioramento con perdita di circa 10 ml/min di filtrato glomerulare, nel 20% di 15 ml/min, nel 5 % di 20 ml/min.
Dalla ns esperienza l’utilizzo della Metformina in pz > 50 anni deve essere subordinato allo studio della funzione renale e somministrata alla minor dose efficace, inoltre, con il riscontro della clearance < 60 ml/min deve essere ridotta nel dosaggio e sostituita, poiché fattori non preventivabili, quali febbre, disidratazione di qualsivoglia natura ne causano un accumulo non quantificabile con conseguente Acidosi Metabolica grave.