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Nefrologia clinica

LA DIETA IPOPROTEICA-IPERCALORICA QUALI VANTAGGI PRODUCE SUI PAZIENTI CON IRC AVANZATA?

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BACKGROUND

Gli effetti di una terapia nutrizionale nell’IRC severa sono ancora oggetto di discussione in ambito clinico nefrologico. Le metanalisi ( [1], [2] (full text)) mostrano un generale beneficio sulla progressione della disfunzione renale, ma raggruppano studi eterogenei, attestanti o un rallentamento, un’ininfluenza o un peggioramento della progressione. Lo stesso studio MDRD ( [3] (full text)) ha dimostrato un beneficio sulla progressione del danno renale, che correlava con l’assunzione di proteine, ma solo in una post hoc analisi. Per verificare l’utilità della dieta ipoproteica abbiamo valutato i risultati della nostra esperienza di 7 anni in una coorte di pazienti ambulatoriali con disfunzione renale grave.

METODI

È stata effettuata un’analisi su 120 pazienti ambulatoriali affetti da insufficienza renale cronica in trattamento conservativo suddivisi in 2 gruppi: 88 con apporto proteico di 0.6 g/Kg/die (D 0.6) e 32 a dieta libera (ND). Il supporto del nutrizionista era previsto solo nei pazienti del gruppo D 0.6, a cui veniva proposta una dieta da 35 Kcal/kg, fosforo 600-800 mg/die, potassio 2000-2500 mg/die e NaCl 3 gr/die. Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad analisi antropometrica e biochimica (creatininemia, eGFR, emocromo Ca, P, albuminemia, esami urinari per la compliance dietetica mediante l’urea urinaria) (Figura.1).

Il follow-up medio è stato di 22 mesi (ND 19.1 ± 15.1, D0.6 g/Kg 29 ± 19.8). Sono state confrontate le curve di sopravvivenza renale nei due gruppi.

RISULTATI

Il valore iniziale di GFR era simile nei due gruppi: 16.81±6.87 nel gruppo D0.6 e 16.22±6.15 nel gruppo ND. Durante il FU hanno iniziato la dialisi 27 pazienti nel gruppo ND (84.4%) e 33 nel gruppo D0.6 (30.5%). L’analisi della sopravvivenza renale ha documentato una differenza significativa tra i soggetti D0.6 e quelli ND. La dieta ipoproteica è risultata associata ad un ritardato ingresso in dialisi di 30 mesi (p<0.01) (Figura 2).

L’analisi ha mostrato un significativo effetto della dieta sulla sopravvivenza renale indipendente dalla terapia antiipertensiva e ipolipemizzante (Figura 3).

Nel gruppo D0.6 si è osservato un lieve incremento del BMI (da 28+5.1 a 29+5.4), mentre nei soggetti ND si è avuta una riduzione del BMI (da 26+3.5 a 24 +4.6), verosimilmente a causa di un diverso apporto calorico (Figura 4).

Da questi dati si evince che i pazienti con supporto dietetico non hanno perso punti di BMI dunque la dieta ipoproteica previene la malnutrizione calorico-proteica. I pazienti invece senza supporto dietetico (ND) sono dimagriti.

CONCLUSIONI

Nella nostra esperienza la dieta ipoproteica-ipercalorica in corso di IRC grave ha ritardato la progressione verso la dialisi di 30 mesi, con una minor incidenza di accessi dialitici nei pazienti seguiti dalla dietista. Da qui l’importanza in ogni centro nefrologico di un nutrizionista esperto, per garantire sia l’aderenza alla dieta che per prevenire la malnutrizione calorico-proteica con conseguenti importanti vantaggi anche in termini di prescrizioni dialitiche e di abbattimento dei costi sanitari.

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pubblicata il  01 ottobre 2016 
da Andrea Amendola¹, Ivano Baragetti¹, Cecilia Biazzi¹, Clara Visinoni², Andrea Baragetti², Laura Buzzi¹, Enzo Corghi¹, Elena Alberghini¹, Silvia Furiani¹, Gaia Santagostino¹, Francesca Ferrario¹, M. Alessandra Galione¹, Serena Ponti¹, Claudio Pozzi¹
(Università degli Studi Milano Bicocca. Azienda ospedaliera A.S.S.T Nord Milano, ospedale Bassini, Cinisello Balsamo; ¹U.O Nefrologia e Dialisi, Ospedale Bassini, Cinisello Balsamo; ²Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi , Ospedale Bassini, Cinisello Balsamo )
Parole chiave: emodialisi, insufficienza renale, malnutrizione, nutrizione
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