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Miscellanea

Dialisi e gusto: un progetto per la responsabilizzazione del paziente nella gestione della propria insufficienza renale cronica

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Razionale

Nei pazienti in dialisi il controllo dei fosfati e del potassio è indispensabile sia per dominare l’iperparatiroidismo secondario sia per limitare la mortalità cardiovascolare. La maggior parte dei pazienti riceve tuttavia informazioni nutrizionali solo teoriche

Abbiamo pertanto organizzato una lezione  per dializzati in un laboratorio di cucina, con un team multidisciplinare composto da infermieri, nefrologi, una dietista e un cuoco professionista, con l’obiettivo di far realizzare direttamente ai pazienti e ai loro familiari un menu a basso contenuto di fosforo e potassio, valutando  la consapevolezza sul corretto impiego dei chelanti, e gli esami ematochimici a tre e sei mesi dall’incontro.

Casistica e Metodi

Su 133 pazienti idonei  24 partecipavano insieme ad un familiare, compilando  un questionario preliminare sulle abitudini alimentari, sulle conoscenze relative a fosforo e potassio, e sui chelanti.

Durante la serata venivano date informazioni teoriche e pratiche sui due elementi, sui farmaci, e sulle tecniche di cottura, preparando una cena consumata poi tutti insieme .

Al termine dell’incontro il questionario veniva ripetuto .

Venivano misurati potassio e fosforo basali e a tre e sei mesi dal corso.

Risultati

Al termine del seminario i partecipanti  riportavano un miglioramento delle variabili prese in esame (Fig.1). Il 67% dei partecipanti percepiva un progresso nelle proprie competenze in ambito nutrizionale, e  il 62% giudicava l’iniziativa ottima,

La fosforemia, la kaliemia e il numero di compresse di chelanti non variavano dopo tre e sei mesi.

Conclusioni

Per affrontare i cambiamenti dell’alimentazione legati all’avvio della terapia dialitica un apprendimento in ambiente informale, insieme a un familiare, è molto apprezzato, clinicamente utile, logisticamente ed economicamente sostenibile.

Modificare i livelli plasmatici di fosforo e potassio e il consumo di chelanti  richiede probabilmente un intervento personalizzato e duraturo nel tempo. Le scarse conoscenze nutrizionali rilevate nei pazienti e il gradimento del corso confermano l’esigenza formativa in questo ambito.

M. Cabibbe, F. Cassaro, P. Cortesi, R. D’Oria, M. Izzo, M. Grotti, N. Manca, F. Marino, A. Montoli, G. Colussi
(ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda - Milano (Progetto realizzato grazie a borsa di studio della F.I.R.-Fondazione italiana del Rene))
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