Le anomalie urinarie in età pediatrica possono essere la spia di esordio di alcune malattie renali che si manifesteranno nell’età adulta. Dato l’elevato impatto sociale delle malattie renali croniche dell’adulto è necessario mettere in atto misure di prevenzione per bloccare la progressione del danno renale già in età pediatrica.
Scopo di questo lavoro è analizzare l’utilità di uno screening urinario da noi effettuato in una popolazione studentesca del sud Italia.
In 1024 studenti di età media di 16.33 ± 2.24 (466M, 558 F) sono stati effettuati esame urine con strisce reattive e rilevati pressione arteriosa e anamnesi. I ragazzi con anomalie urinarie sono stati successivamente rivalutati ambulatoriamente.
Il 8.7% del campione esaminato presentava microematuria isolata. Alle valutazioni successive la microematuria era di tipo transitorio nel 5.3% dei casi, secondaria a calcolosi renale nel 2.4% e a infezioni delle vie urinarie (IVU) nell’ 1%. Il 10.1% presentava proteinuria isolata, che risultava di tipo funzionale e/o secondaria a IVU rispettivamente nel 6.1% e nel 3.8% dei casi, mentre in 2 pazienti era associata a microematuria per cui veniva eseguita biopsia renale che mostrava una glomerulonefrite a depositi mesangiali di IgA. Leucocituria era presente nel 10.94% dei casi, specie nelle ragazze. Il 5% degli studenti era iperteso (PAS E/O PAD ≥ 95th) e tra questi il 22.5%, aveva familiarità per ipertensione arteriosa o malattie cardiovascolari.
Il nostro studio pone l’interrogativo sull’utilità degli screening in popolazioni non selezionate, visto il basso numero di malattie glomerulari rilevato.
In considerazione però dei bassi costi degli screening e della possibilità, tramite essi, di modificare e migliorare lo stile di vita prevenendo eventualmente le malattie cardiovascolari, riteniamo necessari nuovi studi per valutarne l’effettiva efficacia.