L’incidenza dell’insufficienza renale acuta che necessita dialisi (AKI-D) è in progressivo aumento (400 nuovi casi pmp/anno,di cui i due terzi riguardano i pazienti non critici). Questi pazienti sono sempre più in carico a strutture mediche non specialistiche. Obiettivo dello studio è valutare differenze di outcome fra pazienti in carico a strutture specialistiche nefrologiche e mediche non specialistiche.
Studio prospettico monocentrico (gennaio 2007- dicembre 2014) in pazienti con AKI-D. Sono stati analizzati i pazienti ricoverati nei reparti medici non intensivi e in Nefrologia, e selezionati due gruppi comparabili per comorbidità, età, causa di malattia, gravità della patologia acuta, utilizzando un matching Propensity Score, e successivamente utilizzata l’analisi multivariata per l’outcome primario “mortalità ospedaliera”. Criteri di esclusione erano la presenza di AKI ostruttiva e di neoplasie.
Sono stati osservati 654 pazienti non critici e analizzati 296 pazienti in aree mediche. Il matching 1:1 tramite Propensity Score ha dato esito a due gruppi: 100 in Nefrologia (NEPHROpts), 100 negli altri reparti Medici (MED pts). Caratteristiche dei pazienti, comorbidità, cause di AKI, RIFLE e SAPS2 non differivano tra i due gruppi. E’ stata rilevata una mortalità media del 36%, con differenze significative tra NEPHROpts e MEDpts (20% vs 52%, χ2 = 23.2, p < 0.001); alla dimissione l’80% dei pazienti con funzione renale normale di base presentava CKD residua. Il luogo di cura (Medicina vs Nefrologia) si è dimostrato essere un fattore di rischio indipendente di mortalità (RR = 2.13, 95% IC = 1.25, 3.63; p < 0.01), con età, URR, creatinina all’inizio del trattamento dialitico, SAPS2 score.
Questo studio documenta una mortalità ospedaliera nei pazienti non critici con AKI-D del 36%. Un team nefrologico specializzato sembra garantire un outcome migliore rispetto ad altri reparti medici. Si ritiene necessaria un’attenta valutazione di quest’aspetto per una riorganizzazione strutturale dei servizi sanitari dedicati a tale patologia.
Il luogo di cura rappresenta un fattore di rischio indipendente di mortalità