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Insufficienza renale acuta

Acute Kidney Injury (AKI) e terapia emodialitica sostitutiva (RRT) in un reparto di Terapia Intensiva (ICU): esperienza di un anno

Razionale

AKI rappresenta una causa sempre più frequente di morbidità e mortalità nel paziente critico ricoverato in ICU. Incidenza e prevalenza riportate sono molto variabili e circa 4-8% dei pazienti richiede RRT.

Scopo dello studio è stato analizzare la prevalenza di AKI con necessità di RRT in una popolazione omogenea di pazienti critici valutando i parametri clinici e biochimici ad inizio del trattamento e gli outcomes.

Casistica e Metodi

Sono stati retrospettivamente analizzati i dati dei pazienti che abbiamo sottoposto a RRT nell’Unità di Terapia Intensiva Rianimatoria dell’ Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma nel corso dell’anno 2014.

Risultati

Su un totale di 199 pazienti, 19 pazienti hanno sviluppato AKI con necessità di RRT (9,5%). Si sono verificati 9 decessi (47%). Fra i sopravvissuti, il 90% ha recuperato almeno parzialmente la funzione renale e solamente il 10% ha richiesto trattamento dialitico long term.

Le cause di AKI sono state identificate in  mediche (79%) e chirurgiche (21%); fra le cause mediche, la sepsi era presente nel 63% dei casi.

Il rapporto M:F è risultato di 2:1 con un’età media di 67 anni (±14) e un SOFA score all’ingresso in ICU pari a 11,9 ± 4. L’89% dei pazienti si presentava oligoanurico con iperidratazione nel 74% dei casi; il 79% aveva alterazioni dell’equilibrio acido-base; la creatininemia media era 3,8 ±2,6 mg/dl. Il 95 % dei pazienti era emodinamicamente instabile. Tutti i pazienti hanno ricevuto CRRT in modalità CVVHDF iniziata dopo 12 ± 23 ore dall’ingresso in ICU; dose dialitica 42 ± 17 ml/Kg/h e durata 10,5 ± 18 giorni.

Conclusioni

I dati raccolti risultano sovrapponibili a quelli della letteratura in termini di mortalità e recupero della funzionalità renale. Ventilazione meccanica, compromissione di più organi, grave acidosi, instabilità emodinamica, oligoanuria ed iperidratazione sembrano influenzare negativamente l’outcome, più dei valori assoluti di creatininemia e/o BUN.

Manzione A., Moioli A., Punzo G., Menè P., Barberi S.
(Dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, Facoltà di Medicina e Psicologia, “Sapienza” Università di Roma, Azienda Ospedaliera Sant’Andrea, U.O.C. Nefrologia)
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