Due cardinali obiettivi terapeutici nel paziente emodializzato cronico sono l’ottenimento di un adeguato controllo pressorio ed il mantenimento di un adeguato peso corporeo inter-dialitico (PCID). Uno dei parametri che può essere modulato durante la seduta per raggiungere tali target è la conducibilità del sodio nel bagno di dialisi (DNa). Con l’obiettivo di valutare quella che è la migliore scelta terapeutica abbiamo messo a confronto i risultati di alcuni studi che analizzano i benefici di approcci differenti nella modulazione della DNa.
Analizzando la letteratura secondo le linee guida PRISMA, abbiamo selezionato ed analizzato 3 articoli in cui venivano confrontati tre differenti modalità d’uso della conducibiltà del sodio in emodialisi:
a) DNa costantemente alte o basse durante la seduta;
b) DNa individualizzate in base alla concentrazione plasmatica predialitica del sodio (CPNa),
c) Profili della DNa con una concentrazione media durante la seduta più alta o uguale alla CPNa.
Nonostante l’ampia eterogeneità nei parametri considerati, fra i quali la definizione stessa di DNa alta o bassa (mediamente DNa > 140 mEq/L è considerata alta, DNa tra 133 e 140 mEq/L è considerata bassa), emerge che l’associazione tra la DNa e la mortalità dipende dalla natriemia predialitica e che il miglior controllo del PCID e della pressione arteriosa viene raggiunto con DNa basse o quantomeno sovrapponibili alla CPNa durante la maggior parte della durata della seduta, ciò si traduce infatti, in un complessivo bilancio neutro del sodio per il paziente.
L’utilizzo di profili del DNa con un bilancio neutro o l’utilizzo di DNa personalizzati, il più possibile vicino alla CPNa, sembrano essere le tecniche che portano ad un minore sovraccarico di volume associandosi a minore senso di sete e miglior controllo del PCID e della pressione arteriosa.
