Le ridotte risorse economiche hanno indotto ad ottimizzare il rapporto costi/benefici ed utilizzare eritropoietine biosimilari.
È stato condotto uno studio retrospettivo osservazionale monocentrico in 31 emodializzati sottoposti a switch da ESA alfa originator a biosimilare zeta (58,1%) nel gruppo 1 e da ESA alfa biosimilare a biosimilare zeta (41,9%) nel gruppo 2.
L' analisi statistica è stata effettuata con test T-student per dati appaiati e coefficiente di Pearson.
Le caratteristiche del campione sono: età media 66,4±16,25 anni, sesso maschile 64,5 %, peso corporeo 65,5±11,37 kg, diabete mellito 26,7 %, ipertensione 83,3%, malattia cardiovascolare 73,3 %, accesso vascolare 93,5 % FAV vs 6,5 % CVC, PAS/PAD 132± 28,7 / 70±18,43 mmHg.
La tabella riporta parametri analizzati e differenze tra gruppo 1 e 2.
I dati evidenziano incremento significativo dei valori di Hb nei pazienti del gruppo 1 in assenza di incremento significativo di dosaggio di ESA, con assetto marziale e stato infiammatorio stabili.
Nel gruppo 2 non si ottiene incremento significativo nei valori emoglobinici nonostante la necessità di una dose semestrale di supplementazione marziale e di ESA significativamente maggiore rispetto al gruppo 1. Non si presenta necessità statisticamente significativa di emotrasfusione dopo lo switch nei 2 gruppi.
Nel gruppo 2 i dati mostrano incremento significativo della PCR dopo lo switch.
In accordo con la letteratura, è emersa correlazione diretta fra infiammazione e dosaggio di ESA ( ρ 0,2705, p 4,1247 · e-13) e correlazione inversa tra stato infiammatorio e Hb (ρ -0,3876, p 7,7680 · e-31) e tra Hb e dosaggio di ESA (ρ -0,3708, p 4,1768 · e-13).
L’infiammazione può essere considerata elemento patogenetico dell’anemia nefrogenica e di iporisposta all’eritropoietina con ripercussioni negative sull’ottimizzazione, in termini di efficacia e di costi, delle terapie prescritte.
È necessario ampliare la casistica e prolungare il follow-up per giungere a conclusioni definitive e attendibili.