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Emodialisi

L’emodialisi incrementale: una strategia proponibile in pazienti selezionati

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RAZIONALE

La dialisi incrementale viene spesso utilizzata nei pazienti incidenti in dialisi peritoneale (DP) e ha evidenziato una migliore conservazione della funzione renale residua nel tempo ("Sandrini M - 2016" [1]).

Le recenti Linee Guida KDOQI considerano proponibile una strategia simile anche in emodialisi, iniziando con un ritmo bisettimanale (HDB) quando si è in presenza di un GFR residuo ≥ 3 ml/min e raccomandano in HDB un KT/V urea settimanale ≥ 2.1 (KDOQI Clinical Practice Guideline for Hemodialysis Adequacy: 2015 update [2]).

Negli ultimi anni diversi studi hanno paragonato la HDB alla dialisi standard trisettimanale (HDT) focalizzandosi in particolare sulla sopravvivenza del paziente e sull’andamento della funzione renale residua (Kalantar-Zadeh K -2014 [3]; Bieber B - 2014 [4] (full text)).

Lo scopo del nostro studio è stato di valutare retrospettivamente la sopravvivenza della metodica HDB nei pazienti incidenti nel nostro centro che hanno eseguito HDB per almeno 3 mesi nel periodo dal 1-1-2013 al 1-11-2015.

CASISTICA E METODI

Durante il periodo di osservazione 48 pazienti incidenti hanno eseguito dialisi per oltre 3 mesi, di questi 35 (73%) sono stati trattati con HDB e 13 (27%) con HDT(Figura 1). La durata delle sedute era di 4 ore sia in HDB che in HDT ed il flusso ematico era di 270 ± 30 ml/min. Il KT/V dell’urea misurato dal monitor dialisi Artis, Baxter era ≥ 1.2.

Le caratteristiche dei pazienti all’inizio del trattamento dialitico sono mostrate nella tabella 1 (Figura 2).

I pazienti trattati con HDB avevano un’età più avanzata ed un peso corporeo inferiore.

La percentuale di pazienti che presentava 2-3 comorbidità tra quelle considerate (diabete, aterosclerosi, cardiopatia, ipertensione, neoplasia) era maggiore nel gruppo trattato con HDT, mentre la distribuzione tra early e late referral era sovrapponibile nei due gruppi.

I pazienti che hanno iniziato dialisi per la presenza di grave overload di fluido non sono stati inseriti nello studio.

La Figura 1 inoltre mostra come la tipologia dell’accesso vascolare utilizzato non fosse differente nei due gruppi.

All’inizio del trattamento la clearance della creatinina endogena era sovrapponibile nei due gruppi, mentre i pazienti trattati con HDB avevano una diuresi residua significativamente superiore (Figura 3).

RISULTATI

La sopravvivenza media della metodica HDB è stata di 14.9 ± 1.5 mesi (12-17.9 mesi). La curva di sopravvivenza della metodica è mostrata in Figura 4.

La causa principale di passaggio dalla HDB alla HDT è stata la presenza di segni di overload di fluido (53% dei pz) (Figura 5).

Alla fine dell’osservazione i pazienti che sono rimasti in HDB avevano una diuresi residua significativamente superiore rispetto a quelli che sono stati trasferiti ad HDT (Figura 6).

Durante il periodo di osservazione non si sono registrati ricoveri per sintomatologia uremica (pericardite, edema polmonare, iperkaliemia severa) in nessuno dei pazienti in HDB.

CONCLUSIONI

Il nostro studio presenta alcuni limiti metodologici.

La funzione renale residua è stata misurata con la clearance della creatinina endogena che può sovrastimare il GFR residuo, inoltre non è stata considerata la rimozione media di volume durante il trattamento dialitico come fattore influenzante la riduzione della clearance durante il follow up.

A fronte di questi limiti, Il nostro studio dimostra che nei pazienti incidenti in RRT la HDB può essere utilizzata per un periodo di tempo prolungato, in presenza di una diuresi residua adeguata, senza rischi per il paziente.

La proposta della HDB va considerata in modo particolare nei pazienti anziani, perchè offre il vantaggio di ridurre il numero degli accessi in ospedale per l’esecuzione della dialisi e può facilitare molto l’adattamento psicologico del paziente ad una terapia “impegnativa” come la dialisi.

release  1
pubblicata il  30 settembre 2016 
da Cornacchiari M., Visciano B., Stasi A., Neri A., Martina V., Bertoncini L., Guastoni C
(Unità di Nefrologia e Dialisi, ASST-Ovest Milanese)
Parole chiave: emodialisi incrementale
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