Gli eventi cardiovascolari (CVE) post-trapianto renale sono rari e l’arresto cardiaco è il più grave. Tra i fattori di rischio noti ci sono: i pregressi CVE, un’età maggiore di 50 anni e l’iperparatiroidismo. Nonostante l’approfondito screening cardiologico pre-trapianto, discriminare i pazienti che svilupperanno un arresto cardiaco perioperatorio è impossibile.
Descrivere i casi di arresto cardiaco perioperatorio nel trapianto renale e valutare la prevalenza dei pazienti con fattori di rischio per lo sviluppo di tale evento.
Sono stati valutati 716 trapianti dal2006 inun unico Centro: il 62% aveva più di 50 anni, il 11.3% aveva precedenti CVE e il 38.7% presentava valori di PTH non ottimali (Tabella 1); 32 pazienti (4.4%) presentavano tutti i fattori di rischio. Abbiamo osservato 2 arresti cardiaci (0.27%), entrambi tra i pazienti ad alto rischio (6.25% dei pazienti con 3 fattori di rischio).
Il paziente 1 è stato sottoposto a secondo trapianto renale a 50 anni, dopo aver subito un triplice bypass e successiva angioplastica per ristenosi; presentava un iperparatiroidismo di difficile controllo. Il paziente ha subito un arresto cardiaco al momento di induzione dell’anestesia, a cui è sopravvissuto, senza tuttavia poter eseguire il trapianto.
Il paziente 2 è stato sottoposto a trapianto renale a 57 anni. In anamnesi risultava una cardiopatia ischemica cronica non rivascolarizzabile e un iperparatiroidismo grave. Il paziente ha sviluppato un arresto cardiaco in terza giornata post-operatoria con exitus; il riscontro autoptico ha evidenziato una malattia coronarica trivasale mentre il rene trapiantato era normale.
L’arresto cardiaco è la complicanza cardiovascolare più rara ma più grave del trapianto renale. Attualmente, se ne può solo stimare il rischio, senza poter identificare i pazienti che lo svilupperanno. Per questo motivo, potrà essere utile valutare nuovi biomarkers predittivi di CVE precoci (NOS1AP, SCN5A, SCN10A, B2AR, TCF7L2, ecc…)