Il trapianto di rene da donatore vivente rappresenta la miglior terapia sostitutiva nel paziente uremico anche grazie alle nuove innovazioni immunologiche e alle terapie immunosoppressive.
Sono state analizzate le cartelle ambulatoriali dei riceventi di trapianto di rene da donatore viventi effettuati dal 2008 al 2015. Sono stati valutati le caratteristiche epidemiologiche, la malattia di base dei reni nativi, il tipo e la durata della terapia dialitica se effettuata, l’outcome renale e la mortalità.
114 pazienti sono stati trapiantati da donatore vivente (79 maschi e 35 femmine). L’età media al trapianto è stata 42±13,9. La patologia di base è rappresentata dal 45,6% da glomerulonefrite/patologia autoimmune, 22,8% da rene policistico, dal 0,9% diabete mellito tipo 1, dal 0,9% diabete mellito tipo 2 e nel restante 29,8% da patologie delle vie urinarie, genetiche, nefroangiosclerosi o iatrogena. Quaranta trapianti sono stati eseguiti da donatori consanguinei, 74 da non consanguinei. Sono stati eseguiti 30 trapianti pre-emptive, per i restanti 84 pazienti i mesi medi di dialisi sono stati 24±44,5. Il 7,9% hanno effettuato dialisi peritoneale, il restante 92,1% emodialisi. Per 10 pazienti si è trattato del secondo trapianto di rene (8,8%), per 3 del terzo trapianto di rene (2,6%) e per altri 5 pazienti (4,4%) avevano già ricevuto un trapianto diverso (3 fegato, 1 di midollo osseo e 1 due di pancreas). Due pazienti risultano in dialisi (rispettivamente a 39 e 57 mesi per transplant glomerulopathy) e 1 paziente deceduto (per infezioni). L’andamento della creatininemia è rappresentato nella tabella.
I risultati ottenuti confermano che il trapianto da donatore vivente offre risultati eccellenti in termini di sopravvivenza del paziente e dell’organo.