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Trapianto renale

Il trapianto (TX) di rene nel paziente (PT) HIV positivo (HIV+). Esperienza di un singolo centro

Questo Abstract è stato accettato come Comunicazione.

Razionale

Da alcuni anni, anche in Italia, il Tx di rene in pazienti HIV+ è divenuto pratica comune, con risultati soddisfacenti nel breve termine. Non sono ancora disponibili dati relativi al medio-lungo termine. Scopo dello studio è valutare efficacia e sicurezza del Tx in HIV+ effettuato presso il nostro Centro.

Casistica e Metodi

Tra giugno 2007 e aprile 2015, 25 pazienti HIV+, a basso rischio immunologico (1° tx, PRA<30%) sono stati sottoposti a Tx di rene da donatore deceduto. 23/25 rispettavano i principali criteri di inclusione viro-immunologici (CD4>200/mmc, HIV-RNA soppresso). In tre diversi periodi temporali sono stati impiegati differenti schemi immunosoppressivi (Fig.1), tutti con l’obiettivo di evitare lo steroide dal 1° giorno di Tx.

Risultati

25 pazienti, età media 41±16 anni, genere maschile 76%, caucasici 48%. Il 72% dei donatori era a rischio infettivo non calcolabile; numero medio di incompatibilità HLA elevato (media 3.9±1.2). Dopo Tx, riattivazione di HIV, transitoria e clinicamente irrilevante in 4 casi; impiego di inibitori delle proteasi (IP) nel 72%. Diagnosi istologica di rigetto acuto (cellulare=6, misto=4, umorale=5) in 15 pazienti con probabilità a 12 mesi del 54% e tempo mediano dal Tx di 2 mesi. Alla diagnosi di rigetto i livelli di tacrolemia erano inferiori rispetto ai livelli target (5,3 vs 8.0 ng/ml). La sopravvivenza di paziente e rene ad 1 anno era del 100%, dopo un follow-up medio di 45 mesi, invece, dell’88% e 72%, rispettivamente. Le cause dei decessi erano infettive(2) e cardiovascolari(1). La perdita dell’organo, si verificava per rigetto cronico(4), in tre casi insorto dopo riduzione dell’immunosoppressione per neoplasia(2) o infezione(1).

Conclusioni

Il Tx di rene nel paziente HIV+ è procedura fattibile, ma gravata da risultati non ottimali nel medio termine. In questi pazienti si conferma da un lato un maggiore rischio infettivo, dall’altro il maggior rischio immunologico per la particolare farmacocinetica degli ICN in presenza degli IP.

Figura 1. Caratteristiche dei pazienti in studio.

Delbarba E.(1), Bossini N.(1), Casari S.(2), Tardanico R.(3), Setti G.(1), Valerio F.(1), Salviani C.(1), Zeni L.(1), Sandrini S.(1), Cancarini G.(1)
((1)U.O. Nefrologia, (2)U.O. Malattie Infettive II, (3)U.O. Anatomia Patologica, ASST degli Spedali Civili e Università di Brescia.)
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