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Malattia renale cronica stadio 1-5 /Anemia/Metabolismo calcio-fosforo

STIMA DELLE TRAIETTORIE DELL'ACIDO URICO NEI PAZIENTI CON MALATTIA RENALE CRONICA

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RAZIONALE

Vi sono molte evidenze che mostrano come l’acido urico rappresenti un fattore di rischio per lo sviluppo di Diabete, Ipertensione, Malattie Cardiovascolari e per l’insorgenza e progressione di Malattia Renale Cronica (MRC). Nel determinismo della MRC il ruolo effettivo dell’AU è ancora controverso, a causa dell'inevitabile relazione causa-effetto che esiste tra innalzamento dell’AU e declino della funzione renale (VFG). Un ulteriore elemento di incertezza è dovuto al fatto che l'analisi della relazione tra AU e VFG dovrebbe essere non in estemporanea (basandosi su unico valore ottenuto ad esempio al baseline o al termine del follow-up), ma svolta in modo longitudinale, esaminando l'andamento congiunto delle due variabili lungo l'intero periodo in cui i pazienti sono esposti alla MRC.

In questo studio abbiamo applicato una metodologia, superando questa limitazione, che valuta la reale esposizione a differenti livelli di acido urico nel tempo. Il fine ultimo del lavoro era quello di individuare sottogruppi di pazienti MRC che condividono traiettorie simili di AU e GFR, associate a rischi differenziali degli end-point renali e di decesso.

Casistica e Metodi

La popolazione comprende una coorte di pazienti arruolati nel Progetto Insufficienza Renale Progressiva (PIRP) tra il 1.01.2004 e il 31.12.2009, seguiti per almeno 5 anni (i primi 3 anni per l'osservazione delle traiettorie di UA e VFG + 2 anni per l'osservazione degli esiti in termini di endpoint prestabiliti). Sono stati inclusi nello studio i pazienti che nei 3 anni di esposizione avevano almeno 4 visite distanziate di 6 mesi ± 45 giorni e almeno 3 dati di AU disponibili.

La metodologia Growth Mixture Modeling (GMM) è stata usata per individuare i gruppi latenti (non osservabili) di pazienti che condividono traiettorie simili. Le probabilità degli endpoint (decesso, dialisi o trapianto, raddoppio della creatinina, aumento del 30% di creatinina) sono state stimate col metodo BCH. Infine, l'associazione tra traiettorie e fattori clinici e demografici quali età, genere, proteinuria, eventi cardiovascolari, emoglobina, fosfati, trattamento con inibitori della xantino-oxidasi e con diuretici è stata valutata mediante una regressione multinomiale multipla.

Risultati

I pazienti selezionati per lo studio sono stati 1107; in Tab.1 sono mostrati i valori al baseline del filtrato glomerulare e dell’uricemia e gli endpoint osservati a 5 anni.

Tra i diversi modelli GMM esaminati è stato scelto come più adatto, in base al miglior fit ai dati e alle sue caratteristiche di interpretabilità, quello con 5 cinque gruppi e curve di tipo quadratico (Fig.1).

I gruppi 1, 2 e 5 sommati rappresentano l'87.7% dei pazienti; essi mostrano traiettorie di AU molto simili fra loro e traiettorie di VFG parallele su valori molto diversi (Fig.2). I gruppi 3 e 4 che rappresentano il rimanente 12.3% dei pazienti hanno al contrario curve di AU molto diverse.

Il gruppo 2 (31.7% dei pazienti), con i più bassi valori di VFG (Tab.2), presenta la più alta probabilità di decesso (0.244), di dialisi (0.332), e di incremento del 30% di creatinina (0.617). Il gruppo 5 (7.6% dei pazienti), con i valori più alti di VFG, ha le minori probabilità di decesso (0.028) e di dialisi (0.047). La più alta probabilità di raddoppio della creatinina (0.225) è nel gruppo 3 (4.4% dei pazienti) e la più bassa (0.075) nel gruppo 4 (7.9% dei pazienti). Le probabilità di essere classificati in questi due ultimi gruppi sono più alte per i pazienti trattati con inibitori della xantino-oxidasi.

Conclusioni

La metodologia utilizzata nello studio, sfruttando l'informazione dell’esposizione nel tempo ai valori di AU (e non solamente i valori iniziali) ci ha consentito di individuare 5 gruppi con differenti traiettorie di AU a cui corrispondono differenti rischi negli endpoint e di mettere in relazione le traiettorie dell’acido urico con le traiettorie del filtrato glomerulare.

Nella nostra coorte, i livelli di VFG rappresentano il principale determinante degli esiti maggiori (decesso e necessità di dialisi). Al contrario l’uricemia di per sé, anche valutata come esposizione nel tempo, non sembra esercitare influenza sui diversi esiti esaminati.

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pubblicata il  03 ottobre 2016 
da Santoro A¹; Mandreoli M²; Gibertoni D³
(¹U.O. Nefrologia, Dialisi e Ipertensione, Policlinico S. Orsola - Malpighi, Bologna; ²U.O. Nefrologia e Dialisi, Ospedale S. Maria della Scaletta, Imola; ³Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

In rappresentanza dei nefrologi del progetto PIRP: De Amicis S - Ospedale G. da Saliceto, Piacenza; David S - Ospedale Maggiore, Parma; Corradini M - Arcispedale S. Maria Nuova, Reggio Emilia; Caruso F - Ospedale Ramazzini, Carpi; Olmeda F - Ospedale Policlinico, Modena; Orsi C; Cannarile DC - Policlinico S. Orsola Malpighi, Bologna; Fantinati C - Ospedale S. Maria della Scaletta, Imola; Russo G - Arcispedale S. Anna, Ferrara; Graziani R - Ospedale S. Maria delle Croci, Ravenna; Gambaretto C - Ospedale Morgagni Pierantoni , Forlì; Ferri B - Ospedale Bufalini, Cesena; Flachi M - Ospedale degli Infermi, Rimini )
Parole chiave: ckd, gfr, inibitori della xantino-oxidasi, insufficienza renale cronica, iperuricemia, mortalità, outcome
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