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Malattie genetiche/Malattie rare

Approccio multidisciplinare alla policistosi autosomica recessiva: un case report

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Razionale

La policistosi renale autosomica recessiva è una malattia rara e complessa inclusa nelle sindromi fibrocistiche epatorenali congenite, causa di significativa morbilità e mortalità nei bambini (incidenza stimata di 1 a 20.000 nati vivi).

Casistica e Metodi

Analisi di un caso clinico afferito al nostro centro.

Risultati

Paziente ♀ di 30 anni, a 4 anni riscontro di splenomegalia e piastrinopenia con episodi di sanguinamento. Progressivo peggioramento della funzionalità renale con necessità di trattamento emodialitico a 24 anni. La paziente iniziava inserimento lista trapianto con le seguenti valutazioni di rilievo:

  • ematologica: mieloaspirato e biopsia osteomidollare negativi per patologia mieloproliferativa; cariotipo e immunofenotipo nella norma;
  • epatologica: indici di sintesi epatica conservati, ecografia addominale e fibroscan con diagnosi di fibrosi epatica congenita, ipertensione portale ed ipersplenismo;
  • immunologica: panel anticorpale negativo;
  • gastroenterologica: esofagogastroduodenoscopia con osservazione di varici tipo F1 nel tratto esofageo distale e fondo gastrico, gastrite antrale ed ernia iatale.

Dopo 10 mesi di dialisi veniva sottoposta a trapianto renale da donatore vivente (madre) senza complicanze post-operatorie, e con ripresa funzionale renale immediata (sCr alla dimissione 0.6 mg/dl). Terapia immunosoppressiva di mantenimento: tacrolimus, micofenolato mofetile, steroide a basso dosaggio.

Nei mesi successivi al trapianto si assisteva ad una progressione volumetrica delle varici esofago-gastriche con episodi di ematemesi e gastrite ipertensiva, pertanto a 26 anni veniva sottoposta ad intervento di shunt splenorenale distale selettivo con persistente regressione delle varici esofagee.

All'ultimo controllo nefrologico (Maggio 2016) la paziente presentava funzione renale stabile (sCr 1.1 mg/dl) in assenza di leucopenia e modesta piastrinopenia, con buona tolleranza della terapia  immunosoppressiva e in assenza di effetti collaterali rilevanti.

Conclusioni

Nonostante la complessa patologia di base, gli interventi terapeutici intrapresi hanno permesso di modificare il decorso della malattia, e reso possibile il mantenimento di una buona qualità di vita della paziente, migliorandone l'aspettativa. Pertanto si rende necessario per tali pazienti un approccio multidisciplinare e integrato.

Lucchese T., Cianchi C., Giannese D., Barsotti M., Egidi M.F.
(Università di Pisa. Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale)
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