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Accessi vascolari

Catetere venoso centrale permanente (CVCp) ed "outcome" nel paziente in emodialisi

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INTRODUZIONE

Il Catetere Venoso Centrale Permanente (CVCp)  rappresenta l’accesso vascolare sempre più frequentemente utilizzato nel paziente anziano in emodialisi, sebbene sia noto che, la sua presenza esponga ad un aumentato rischio di mortalità nei confronti della fistola e della protesi ("Ravani P - 2013") [1]

Scopo del lavoro è stato osservare la storia naturale del CVCp, prendendo in considerazione, in particolare le percentuali ed i motivi delle sostituzioni e/o rimozioni. E' stata inoltre amalizzata la sopravvivenza e le cause di morte dei pazienti con CVCp.

MATERIALI E METODI

Sono stati studiati 206 CVCp relativi a 179 pazienti (età 72±12 anni, età dialitica 3.2±3.8 anni, diabete 22% ) posizionati dal 1 gennaio 1998 al 31 marzo 2013.

La figura 1 mostra la prevalenza dei CVCp nella nostra popolazione dialitica.

In accordo alle ERBP (2007, 2010) ed IDSA (2009) sono stati definiti protocolli standard, riguardanti in dettaglio tutti gli aspetti di assistenza infermieristica (figura 2), diagnosi precoce e trattamento CRBS (Vanholder R.) [2] (full text)

Criteri per la sostituzione/rimozione del CVCp sono stati:

  • CRBS persistente (intesa come emocoltura positiva dopo una settimana dalla fine del trattamento di antibiotico terapia mirata);
  • Riscontro di metastasi settiche;
  • Malfunzionamento del CVCp (inteso come Qb < 250 ml/min per almeno 3 sedute dopo protocollo con urochinasi).

ANALISI STATISTICA

Gli eventi sono stati calcolati come numero di episodi per 1.000 giorni di CVCp.

La sopravvivenza del CVCp e del paziente è stata calcolata con l'analisi Kaplan Meier.

RISULTATI

Il CVCp è stato l’accesso vascolare di prima scelta nel 60% dei nostri pazienti.

Il suo posizionamento è avvenuto dopo 17±19 giorni dall’inizio della dialisi.

La vena giugulare interna destra è stata la sede più frequente (89 %), seguita dalla vena giugulare interna sinistra e dalla vena femorale.

La sostituzione del CVCp è avvenuta in 20 pazienti (0.27 per 1.000 giorni), la causa principale è stata il malfunzionamento (0.18 per 1.000 giorni), seguita dalle cause infettive (0.08 per 1.000 giorni).

Il malfunzionamento è avvenuto mediamente nei primi 12 mesi dal posizionamento.

Sono stati registrati 53 episodi di CRBS in 41 pazienti (0.58 per 1.000 giorni).

L'83% delle CRBS è stato trattato con successo con terapia antibiotico sistemica + locale (lock therapy).

La figura 3 mostra la sopravvivenza del CVCp ad 1 anno (92%), a 3 anni (85%) e a 6 anni (83%).

Il 58% dei pazienti è morto durante lo studio.

La figura 4 mostra la sopravvivenza del paziente ad 1 anno (66 %), a 2 anni (53 %), a 5 anni (20%).

Le principali causa di morte sono state cerebrali (36 %), cachessia (21 %), neoplasia (17%).

CONCLUSIONI

I nostri dati mostrano una ottima sopravvivenza del CVCp probabilmente dovuto ad una

bassa incidenza di malfunzionamento e di CRBS.

L’applicazione di protocolli standard ha sicuramente contribuito a questi risultati.

Si conferma una mortalità elevata nei pazienti con CVCp, tuttavia l’esatto ruolo del CVCp rimane difficile da stabilire per la mancanza di studi randomizzati.

A nostro giudizio la selezione “in negativo” del paziente rimane una fra le cause principali di mortalità.

release  1
pubblicata il  14 settembre 2013 
da Mandolfo S., Acconcia P., Barbisoni F., Bucci R., Corradi B., Farina M.
(UOC di Nefrologia e Dialisi - Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi)
Parole chiave: accesso vascolare, emodialisi
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