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Emodialisi

SOPRAVVIVENZA A LUNGO TERMINE IN EMODIALISI: DESCRIZIONE DI UN CASO

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Razionale

Introduzione

L’elevata mortalità del paziente in trattamento dialitico per cause cardiovascolari è un dato ormai assodato. Tuttavia sono varie in letteratura le segnalazioni di pazienti trattati per periodi compresi fra i 20 ed i 35 anni. Descriviamo il caso di una paziente in emodialisi extracorporea da quasi 41 anni.

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Casistica e Metodi

Caso Clinico:

P.R. è una donna di 52 anni. La sua storia  inizia all'età di 9 anni con  sindrome nefritica (non accertata istologicamente) complicata da grave ipertensione e  deficit irreversibile della funzione renale. All'età di 12 anni inizia il trattamento dialitico e  viene sottoposta a nefrectomia bilaterale per la gravità dell’ipertensione arteriosa. All'età di 14 anni giunge il trapianto renale da cadavere  purtroppo  gravato da severe complicanze urologiche.

La funzione del rene trapiantato è precocemente compromessa e dopo soli otto mesi è necessaria la nefrectomia e la  ripresa  del trattamento dialitico che non verrà più interrotto.

Altri dati anamnestici sono: la presenza di artrite reumatoide, sindrome del tunnel carpale bilaterale trattata chirurgicamente, di iperparatiroidismo secondario che all’età di 41 anni è stato trattato con paratiroidectomia subtotale, l’insorgenza nello stesso anno di una sindrome coronarica acuta trattata con PTCA + stent sulla discendente anteriore e la recentissima aritmia atriale trattata con ablazione in radiofrequenza. La paziente è ancora vivente presenta  discreta autonomia. Degna di nota è inoltre la longevità della fistola artero-venosa.

Risultati

Conclusioni

Conclusioni

La sopravvivenza in dialisi per oltre 40 anni è un evento infrequente. La paziente cui si riferisce il caso descritto presenta alcuni aspetti peculiari che ne giustificano la longevità dialitica. L’uremia si è manifestata in età pediatrica; la nefrectomia bilaterale eseguita precocemente ha risolto l’ipertensione arteriosa riducendo  il rischio cardiovascolare ad essa correlato; la tempestiva correzione chirurgica dell’iperparatiroidismo secondario  ha ridotto l’insorgenza e la severità delle calcificazioni vascolari; la sindrome coronarica acuta come pure l’aritmia atriale sono eventi molto recenti; la paziente non è affetta da diabete mellito.

A. Lucatello, C. Battaglia, F. Caligara, A. Castiglioni
(A.O. Ospedale di Circolo di Busto Arsizio)
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