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Emodialisi

MORTALITA’ CARDIOVASCOLARE E PER TUTTE LE CAUSE IN PAZIENTI DENTATI ED EDENTULI IN EMODIALISI: STUDIO MULTINAZIONALE TRASVERSALE E DI COORTE PROSPETTICO

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Razionale

In emodialisi permangono una elevata mortalità (15-20% ogni anno) e alterata qualità di vita. La patologia dentale potrebbe essere associata alla mortalità per cause infiammatorie o essere un indicatore generale dello stato di salute. Abbiamo esplorato l’ipotesi che la perdita totale di denti possa predire la mortalità (totale e cause-specifiche) a 12 mesi nei pazienti con insufficienza renale terminale in trattamento sostitutivo emodialitico.

Casistica e Metodi

ORAL-D è uno studio multinazionale trasversale e di coorte prospettico nel quale sono stati coinvolti pazienti di  75 cliniche ambulatoriali in una rete di centri di emodialisi in Italia, Ungheria, Polonia, Argentina, Portogallo, Spagna e Francia. Un odontoiatra ha valutato la presenza o l’assenza di denti durante una visita odontoiatrica standard. Abbiamo valutato la mortalità a 12 mesi usando dati di mortalità raccolti centralmente in un database. Le analisi sono state condotte utilizzando la regressione di Cox aggiustata per età, sesso, pregressi eventi cardiovascolari, reddito, misure di performance clinica, prescrizione dialitica e indicatori di performance, sintomi depressivi.

Risultati

4720 pazienti in emodialisi in trattamento nei centri partecipanti hanno ricevuto una valutazione completa dello stato dentale. Abbiamo registrato 492 (11%) decessi  durante un follow-up di 19.9 (17.0-28.0) mesi. 922 pazienti erano completamente edentuli (20%). La totale perdita di denti è associata in maniera incerta con il rischio di morte per tutte le cause (HR 1.06 [95% CI, 0.86-1.31]) e per cause cardiovascolari (HR 0.90 [95% CI 0.66-1.22]), aggiustando per tutte le potenziali variabili di confondimento.

Conclusioni

L’associazione tra perdita totale dei denti e la mortalità cardiovascolare e per tutte le cause nei pazienti in emodialisi è incerta. Le analisi dello studio ORAL-D saranno completate alla fine del 2013.

M. Ruospo1, S. Palmer2, V. Saglimbene1, P. Natale1, M. Sciancalepore1, L. Gargano1, M. Petruzzi3, M. De Benedittis3, R. Gelfman1, J. Frazão1, M. Török1, J. Duława1, A. Bednarek, D. Del Castillo1, P. Stroumza1, N. Dambrosio1, M. Sambati1, V.A. Cagnazzo1, G. Giannoccaro1, E. Boccia1, R. Di Toro Mammarella1, P.F. Steri1, A. Flammini1, M. Murgo1, S. Pagano1, G. Montalto1, B. Salamone1, D. Rallo1, M. Fici1, R. Fichera1, J.C. Craig4, F. Pellegrini5, G.F.M. Strippoli(1,4,5,6)
(1Diaverum Medical, Scientific Office, Lund, Sweden, 2Department of Medicine, University of Otago, Christchurch, New Zealand, 3Dental clinic, University of Bari, Italy 4School of Public Health, University of Sydney, Sydney, Australia 5Department of Clinical Pharmacology and Epidemiology, Consorzio Mario Negri Sud, Santa Maria Imbaro, Italy and 6Department of Emergency and Organ Transplantation, University of Bari, Bari, Italy. )
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