Una ridotta risposta agli agenti stimolanti l'eritropoiesi (ESAs) si associa ad un aumento della mortalità nei pazienti con uremia terminale. Non è chiaro se quest'effetto sia correlato agli elevati dosaggi di ESA per raggiungere il target emoglobinico o alla presenza di particolari condizioni cliniche che aumentano la resistenza agli ESA.
Sono stati arruolati in maniera retrospettiva 28 pazienti incidenti in emodialisi dal 2008 e seguiti per quattro anni. Sulla base del consumo annuale di ESA sono state definite 2 coorti. L'analisi di correlazione dei dati è stata effettuata con il Spearman's rho test. Sono state costruite curve di Kaplan-Meier per valutare la differente sopravvivenza in soggetti ad alto e bassa dose media di ESA.
La dose media di ESA, utilizzata come punto di cut-off tra pazienti ad alto e basso dose di ESA era stabilita a 11.000 UI/settimana per l'epoietina alfa e beta, 55 mcg/settimana per darbopoietina e 220 mcg/mese per il CERA. I livelli medi di emoglobina erano 10.58±0.13 g/dL per tutto il periodo. Dei 28 pazienti analizzati al follow-up, 6 (21,4%) sono deceduti per cause varie. Gli alti dosaggi terapeutici di ESA si associavano ad un aumento di mortalità per varie cause (P = 0.047). Inoltre, si osservava una correlazione negativa tra la dose di ESA ed i livelli di emoglobina (rho = - 0.825; P < 0.001).
Elevati dosaggi di ESA per il trattamento dell'anemia in pazienti incidenti in emodialisi si associavano ad un aumento del rischio di mortalità. L'insieme di queste evidenze suggerisce che i dosaggi di ESA, attraverso meccanismi indipendenti o in maniera interattiva, possono essere responsabili di una ridotta sopravvivenza dei pazienti incidenti in emodialisi.