Login




Immunopatologia renale

La riduzione dei livelli sierici di BAFF e APRIL si associa alla negativizzazione degli anticorpi anti-recettore della fosfolipasi A2 (PLA2R) nei pazienti affetti da glomerulonefrite membranosa idiopatica (iMN)

poster

RAZIONALE

Gli autoanticorpi anti-PLA2R sono presenti in circa il 70% dei pazienti affetti da iMN (Beck LH et al 2009 [1] (full text), Qin W et al 2011 [2] (full text)). Diversi studi hanno evidenziato come la persistenza degli anti-PLA2R dopo terapia immunosoppressiva si associ all’attività di malattia (Beck LH et al 2011 [3] (full text)). In questo studio abbiamo valutato la correlazione tra persistenza degli anti-PLA2R e livelli sierici delle citochine BAFF e APRIL, cruciali per la proliferazione e la differenziazione dei B-linfociti (Moisini I et al 2009 [4] (full text)), in pazienti affetti da iMN trattati con corticosteroidi.

CASISTICA E METODI

Sono stati reclutati 37 pazienti affetti da iMN e sottoposti a biopsia renale presso il nostro Centro (2008-2010). In tutti i pazienti è stata valutata la presenza di anticorpi anti-PLA2R al momento della biopsia. In 12 pazienti, di cui erano disponibili campioni di siero dopo 6 mesi di terapia, sono stati valutati anche i livelli sierici di BAFF e APRIL.

RISULTATI

Gli anti-PLA2R erano presenti in 25 pazienti su 37 (67.6%) (Figura 1). In 12 pazienti anti-PLA2R-positivi, dopo 6 mesi di terapia corticosteroidea/immunosoppressiva (Ponticelli), si osservava la persistenza degli autoanticorpi nel 50% dei casi (n=6). In tutti i pazienti trattati i livelli sierici di BAFF e APRIL risultavano ridotti dopo 6 mesi di terapia (6.37±0.51 vs. 3.35±2.35 ng/mL per BAFF, p<0.002; 4.56±1.15 vs. 2.49±2.35 ng/mL per APRIL, p<0.02) (Figura 2). In realtà una significativa riduzione di BAFF e APRIL si osservava solo nei 6 pazienti in cui gli anti-PLA2R non erano più rilevabili (6.30±0.68 vs 1.36±0.82 ng/mL per BAFF, p<0.001; 3.78±1.06 vs. 0.28±0.32 ng/mL per APRIL, p<0.001) mentre non si osservavano sostanziali differenze nei pazienti in cui gli anti-PLA2R persistevano (6.45±0.30 vs. 5.97±0.52 ng/mL per BAFF, p=0.065; 5.35±0.57 vs 4.71±0.56 ng/mL per APRIL, p=0.080) (Figura 3). In tutti i 12 pazienti trattati si era comunque ottenuta una remissione completa/parziale della iMN senza sostanziali differenze tra i due gruppi (Figura 4).

CONCLUSIONI

Il dosaggio delle citochine BAFF e APRIL può rappresentare un utile parametro per il monitoraggio clinico dei pazienti affetti da iMN anti-PLA2R positivi. Tuttavia ulteriori studi sono necessari per valutare l’effetto della terapia immunosoppressiva sulla modulazione dei B-linfociti in questo gruppo di pazienti.

release  1
pubblicata il  18 settembre 2013 
da Netti Giuseppe Stefano¹, Bruno Francesca², Infante Barbara², Stallone Giovanni², Ranieri Elena¹, Gesualdo Loreto³, Grandaliano Giuseppe²
(¹Sez. di Patologia Clinica e ²Sez. di Nefrologia, Dialisi e Trapianto, Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Foggia; ³Sez. di Nefrologia, Dialisi e Trapianto, Dip. dell’Emergenza e dei Trapianti d’Organo (DETO), Università di Bari “Aldo Moro”)
Parole chiave: glomerulonefriti, nefrologia clinica
Non sono presenti commenti
Figure

Per inserire una domanda, segnalare la tua esperienza, un tuo commento o una richiesta di precisazione fai il login con il tuo nome utente e password.

Se non lo sei ancora puoi registrati partendo da qui.

Realizzazione: Tesi S.p.A.

Per assistenza contattare: Lucia Piumetto, Tesi S.p.A.
0172 476301 — lucia.piumetto@gruppotesi.com