La nefropatia nelle donne affette da Malattia di Fabry si manifesta fra la 4^ e la 5^ decade di vita con proteinuria non nefrosica e solo tardivamente con insufficienza renale (IR).
Nelle fasi iniziali può essere presente una sproporzione fra quadro clinico e quadro istologico.
Donna di 50 anni con anamnesi familiare positiva per FD, con acroparestesie, disturbi gastrointestinali e deflessione del tono dell’umore.
Valutazione basale: cornea verticillata, ipoacusia bilaterale neurosensoriale e attività enzimatica leucocitaria ridotta, non segni di danno d’organo cardiaco e del sistema nervoso centrale, clearance della creatinina 160 ml/min, proteinuria 286 mg/24h e microalbuminuria 154 mg/24h.
Biopsia renale: quadro patognomonico di FD con inclusi podocitari, corpi zebrati e aree di sclerosi focale evidenti alla microscopia ottica ed elettronica.
Analisi genetica: mutazione non-senso e polimorfismo del gene GLA allo stato di eterozigosi.
Terapia: ha rifiutato la terapia enzimatica sostitutiva, iniziato la terapia con ACEinibitori.
Follow-up: interrotto. Dopo tre anni, la funzione renale era conservata, persisteva microalbuminuria con buona compliance alla terapia antiproteinurica. Al controllo ecografico riscontro di lesione solida esofitica al rene destro, confermata dalla TAC con mdc: la paziente veniva sottoposta a nefrectomia con diagnosi di carcinoma renale a cellule chiare. Esame istologico renale: progressione della nefropatia con maggior estensione degli accumuli e delle aree di sclerosi. Ai controlli clinici successivi: lieve rialzo pressorio, IRC 3°stadio, incremento della microalbuminuria (vedi tabella).
Il quadro clinico della nefropatia nella donne affette da Malattia di Fabry solitamente di entità lieve nelle fasi iniziali potrebbe mascherare un quadro istologico più grave con importanti risvolti terapeutici. Pertanto risulta difficile stadiare la nefropatia basandosi unicamente sui dati biochimici di funzione renale e senza l’ausilio della biopsia renale. Lo sviluppo di IRC in seguito alla nefrectomia suggerisce che la riserva nefronica fosse già marcatamente compromessa dall’accumulo lisosomiale.