Il sistema nervoso centrale controlla la funzione renale attraverso il sistema simpatico. Inoltre i due sisitemi sono tra loro simili .Solo di recente però sono state scoperte da un gruppo di neuroanatomo-patologi delle aree motorie a livello corticale e del tronco da cui hanno origine i neuroni di output coinvolti nel controllo della funzione renale. Sulla base di tali evidenze abbiamo studiato gli effetti renali dei nuovi protocolli terapeutici impiegati per la cura dei disordini del movimento, delle malattie neurologiche degenerative e dei disturbi psichiatrici .
Sono stati trattati 10 ratti Sprague-Dawley , con stimolazioni magnetiche transcraniche ripetitive (rTMS) ad alta frequenza per 5 giorni consecutivi suddivisi in 2 gruppi uno sottoposto a stimolazione vera e uno sham. Il giorno successivo al trattamento previa anestesia con alotano al 5% i ratti sono stati sacrificati, entrambi i reni sono stati asportati e processati per analisi immunoistochimiche ed istologiche.sono stati sottoposti alla stessa procedura 16 soggetti sani e 16 soggetti con nefropatia diabetica, suddivisi in maniera random in 2 gruppi uno stimolato e uno sham e monitorato giornalmente la proteinuria e l'albuminuria delle 24h.
Nel gruppo di ratti TMS sham non abbiamo riscontrato alterazioni morfologiche e strutturali a carico di tubuli e dei glomeruli. Nei ratti TMS-trattati si nota degenerazione idropica tubulare diffusa, presenza di crescents a carico dei glomeruli e ispessimento della capsula e diffusa ipercellularità del mesangio. Nei soggetti umani rTMS-trattati si riscontrava di fatto un aumento statisticamente significativo dei valori di albuminuria e proteinuria;questi parametri ritornavano ai livelli basali alla sospensione del trattamento nei soggetti sani mentre rimanevano aumentati nei pazienti diabetici.
Alla luce dei nostri dati andrebbero riviste le linee guida della TMS? Ma soprattutto c’è la possibilità modulando la frequenza dei campi magnetici e cambiando l’area stimolata di impiegare la metodica a scopi terapeutici nelle sindromi proteinuriche?