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Nefrologia clinica

L’IPERTENSIONE POLMONARE RISPECCHIA LA GRAVITÀ DELLA MALATTIA MIOCARDICA IN PAZIENTI CON MALATTIA RENALE CRONICA DI STADIO 2-5

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INTRODUZIONE

L’ipertensione polmonare (PH) ha una prevalenza che varia dal 19% al 60% in pazienti con CKD di stadio 5 o in dialisi e studi osservazionali suggeriscono che la PH è di per sé un fattore di rischio rilevante per l’elevata mortalità cardiovascolare (CV) che si osserva in questa popolazione. Alterazioni morfo-funzionali del ventricolo sinistro e fattori tipici dell’uremia terminale in dialisi (ad esempio il sovraccarico di volume, la FAV, l'esposizione a membrane di dialisi incompatibili o l’anemia grave) sono implicati nella genesi della PH in questa popolazione ed il trapianto renale riporta la pressione arteriosa polmonare (PAP) su valori normali nella maggior parte dei pazienti. Nonostante il rischio di PH sia stato ben caratterizzato in dialisi, esistono solo dati sparsi in letteratura su pazienti con insufficienza renale cronica in pre-dialisi. In questo studio abbiamo analizzato sistematicamente una serie di pazienti incidenti con CKD stadio 2-5 e testato la relazione tra PH e patologia miocardica.

METODI

Sono stati studiati ottanta pazienti incidenti (50 M / 30 F, età 60 ± 11) con CKD stadio 2-5 (MDRD: mediana 29 ml/min /1,73 m2 - IQ range 22-42). La PAP è stata stimata (ePAP) mediante ecocardiografia Doppler utilizzando la ben validata formula di Bernoulli modificata basata sulla massima velocità di rigurgito del jet tricuspidale (J Am Coll Cardiol 1985; 6:359-365) e la presenza di PH è stata definita in base ad un cut-off stabilito di ePAP di 35 mmHg. L’indice di massa ventricolare sinistra (LVMI) e di sovraccarico di volume/disfunzione diastolica ventricolare sinistra (volume atriale sinistro, LAV) sono stati confrontati tra pazienti con PH e pazienti senza PH.

RISULTATI

Nella popolazione complessiva, la mediana di ePAP era di 15 mmHg (IQ range 10-29). Solo sette pazienti (8,7%) soddisfacevano i criteri diagnostici di PH e non esisteva nessuna associazione tra PH e severità di malattia renale. La prevalenza della PH in pazienti con CKD stadio 2-5 era leggermente superiore a quella riportata in grossi studi sulla popolazione generale (~ 5%), come per es. lo studio Olmsted (Circulation. 2009; 119:2663-2670), ma notevolmente inferiore a quella segnalata in pazienti dializzati (19% -69%) in una recente revisione sistematica (Am J Kidney Dis. 2013 Apr;61(4):612-22). Da notare (Figura 1) che tutti i pazienti con PH presentavano valori di LVMI e LAV al di sopra del valore mediano osservato nei pazienti con CKD senza PH; tale osservazione suggerisce che la cardiomiopatia possa essere un potenziale meccanismo alla base della PH nella CKD pre-dialisi.

CONCLUSIONI

La prevalenza di PH tra i pazienti con CKD stadio 2-5 è solo di poco superiore a quella osservata in studi sulla popolazione generale. Nei pazienti con CKD stadio 2-5 la PH riflette principalmente la presenza di ipertrofia ventricolare sinistra ed il sovraccarico di volume/disfunzione diastolica e dovrebbe perciò essere considerata in questi pazienti come un indicatore di gravità della malattia miocardica. Ulteriori studi sono necessari per verificare se una più attenta sorveglianza clinica in pazienti con PH e alterazioni morfo-funzionali ventricolari possa tradursi in migliori outcomes clinici.

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pubblicata il  17 settembre 2013 
da Davide Bolignano, Rocco Tripepi, Daniela Leonardis, Francesca Mallamaci, Carmine Zoccali
(CNR-IBIM c/o UO di Nefrologia, Dialisi e Trapianto – Ospedali Riuniti, Reggio Calabria)
Parole chiave: nefrologia clinica, rischio cardiovascolare, rischio clinico
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