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Nefrologia clinica

NEFROTOSSICITÀ DA OXALIPLATINO: UN CASO CLINICO

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Razionale

L’oxaliplatino è un derivato del platino di terza generazione utilizzato nel trattamento di numerosi tumori solidi, come il cancro del colon retto ("Cassidy J -2002") [1]. La terapia con oxaliplatino è considerata sicura dal punto di vista renale: viene infatti utilizzata come potenziale alternativa per i pazienti ad alto rischio di insufficienza renale ("Haller DG-2000") [2].

Casistica e Metodi

Descriviamo il caso di un uomo di 49 anni, noto per ipertensione arteriosa, sottoposto nel settembre 2011 ad intervento di colectomia totale per poliposi del colon ed adenocarcinoma del retto seguito da terapia con oxaliplatino dall’ottobre 2011 al maggio 2012.

Funzione renale nella norma con creatinina pari a 0.9 mg/dl, (filtrato glomerulare calcolato con formula MDRD 90ml/min) al termine di ciascun ciclo.

Durante l’ultima infusione di oxaliplatino comparsa improvvisa di dolore lombare, febbre con brivido ed ematuria. La chemioterapia veniva subito interrotta.

Nei giorni seguenti, per la persistenza di malessere generale nausea e vomito, il paziente veniva ricoverato con il riscontro di grave insufficienza renale acuta a diuresi conservata (creatinina 25 mg/dl, urea 381 mg/dl) associata ad acidosi metabolica (bicarbonati venosi 11 mmol/L), anemia (Hb 8,7 g/dl), iperkaliema (9,28 mmol/L), latticodeidrogenasi elevate (249 U/l, v.n.135- 225), aptoglobina nei limiti di norma (194,4 mg/dl, v.n. 32-205), e test di Coombs diretto ed indiretto negativo. Inoltre ANA, ENA, ANCA negativi. Complemento non consumato (figura 1). Esame delle urine con microematuria, proteinuria tubulare 0.9 g/24 ore, urinocoltura negativa. All’ecografia addome reni di normali dimensioni con lieve aumento dell’ecogenicità corticale.

Risultati

Per la grave insufficienza renale e l'iperpotassiemia severa il paziente veniva sottoposto ad emodialisi per tre giorni consecutivi, con successivo rapido miglioramento delle condizioni generali e progressivo recupero della funzione renale. Il paziente veniva dimesso dopo circa 15 giorni con creatinina 1.4 mg/dl. Ad un ultimo controllo (Agosto 2013) si confermava la lieve insufficienza renale con creatinina pari a 1,45 mg/dl in assenza di anomalie urinarie. In accordo con i colleghi oncologi veniva sospesa definitivamente la chemioterapia con oxaliplatino.

Durante il ricovero veniva ipotizzata come genesi della grave insufficienza renale un episodio di emolisi intravascolare da oxaliplatino, confermata dal riscontro in vitro di anticorpi anti globuli rossi oxaliplatino-dipendenti e supportata da altri lavori presenti in letteratura ("Buti S-2007") [3] .

Come dimostrato dai risultati del test in vitro (figura 2), infatti, solo dopo l'incubazione con oxaliplatino il siero del paziente induceva agglutinazione delle emazie. Questo dato confermava la presenza nel siero di anticorpi farmaco-specifici.

Conclusioni

L’oxaliplatino è considerato un farmaco privo di nefrotossicità: questo caso clinico evidenzia invece come una singola somministrazione di oxaliplatino, anche dopo mesi di terapia e quindi in pazienti precedentemente sensibilizzati, possa determinare fenomeni di emolisi intravascolare ed insufficienza renale acuta.

release  1
pubblicata il  16 settembre 2013 
da Querques M, Menegotto A, Ravera F, Cabibbe M, Montoli A, Colussi G
(Unità Operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto, Ospedale Maggiore “Niguarda Ca Granda”, Milano)
Parole chiave: danno renale acuto, oxaliplatino
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