È oggi nota una severa forma di ipercolesterolemia a trasmissione autosomica recessiva estremamente rara nel mondo (1:1.000000 soggetti affetti) detta Autosomal Recessive Hypercholesterolemia (ARH). Nella regione Sardegna la malattia ha una prevalenza molto più elevata, con 1:140 eterozigoti e 1:38000 omozigoti/doppi eterozigoti affetti dalla malattia. Questi ultimi presentano un pattern fenotipico intermedio tra la forma eterozigote ed omozigote della meglio conosciuta Familial Hypercholesterolemia (FH), necessitando di terapie farmacologiche aggressive e dell’ausilio della LDL-aferesi per la prevenzione degli eventi cardiovascolari. I risultati ottenibili mediante tale metodica sono poco noti, a causa dell’esiguità delle casistiche finora descritte.
Nel nostro centro trattiamo 24 soggetti con ARH con differenti metodiche di LDL-aferesi, 12 con destrano solfato, 7 con HELP e 5 con DALI. Tutti assumono dosi massimamente tollerate di statina, con l’aggiunta nella metà dei casi di ulteriori terapie ipolipemizzanti. Riportiamo i dati (media±DS) relativi a 12 mesi di trattamento con LDL-aferesi, per un totale di 488 sedute analizzate.
Similarmente a quanto descritto nella FH la LDL-aferesi ottiene una significativa rimozione del colesterolo totale (61%, 345±58 vs 132±20 mg/dl), LDL (69%, 260±54 vs 78±17 mg/dl) e dei trigliceridi (59%, 162±86 vs 69±55 mg/dl), a scapito della rimozione del 22% di colesterolo-HDL (52±11 vs 41±6 mg/dl). Le tre metodiche non differiscono in efficacia se non per minime variazioni nelle sottofrazioni di colesterolo rimosso. La trigliceridemia influenza l’efficacia del trattamento, correlando inversamente con la rimozione del colesterolo-LDL (vedi figura). In pazienti con trigliceridi mediamente ≤150 mg/dl la riduzione del colesterolo-LDL è superiore (72% vs 66%, p=0.03), raggiungendo solo tale sottogruppo il target terapeutico ottimale di 70 mg/dl post-trattamento.
La LDL-aferesi svolge un ruolo primario nella rimozione del colesterolo aterogenico in pazienti affetti da ARH. La concomitanza di ipertrigliceridemia sembra in grado di influenzare l’efficacia del trattamento.