L’efficacia della terapia immunosoppressiva in termini di inibizione della risposta cellulo-mediata dell’ospite nei confronti dell’organo trapiantato non è valutabile con il solo monitoraggio dei livelli plasmatici dei farmaci immunosoppressori. Pertanto numerosi biomarcatori sono stati messi a punto per identificare pazienti a rischio di rigetto acuto (RA) e/o di complicanze infettive.
Scopo dello studio prospettico è stato valutare il ruolo di alcuni biomarcatori nel predire il RA, le complicanze infettive e la funzione del trapianto nel breve periodo.
In 27 pazienti con trapianto renale sono stati valutati prima del trapianto, dopo 4 e 15 giorni e a 1, 3, 6 e 12 mesi il numero di Treg e di Th17 circolanti ed il grado di reattività cellulo-mediata dopo stimolo aspecifico (ATP intracellulare nei linfociti CD4+ dopo stimolo con PHA, IK) e allogenico specifico (IFN-g ELISPOT). Sono stati inoltre rilevati parametri immunologici quali il numero di mismatches, il PRA e la presenza di anticorpi anti-HLA donatore specifici.
3 pazienti su 27 hanno sviluppato un RA (2/3 entro 2 settimane dal trapianto). Nei pazienti con RA i valori medi di IK in 4° giornata post-trapianto erano di 726±152 rispetto a 449.6±131.4 ng/ml nei pazienti senza RA, p<0.011. In particolare, un valore di IK>600 ng/ml in 4° giornata si associava ad una sensibilità del 100% e ad una specificità del 87,5% nel predire RA (AUC 0,96 nella curva ROC, p = 0,007). Inoltre i valori basali medi di IK in pazienti con una miglior funzione del trapianto ad un anno (GFR≥40 ml/min) erano inferiori rispetto a quelli nei pazienti con GFR<40ml/min (434.9±184.4 vs 583.8±137.9 ng/ml, p<0.002).
I nostri risultati suggeriscono che la valutazione della risposta cellulo-mediata con IK può essere utile nell’identificare pazienti a rischio di RA e nel predire l’andamento del trapianto a breve termine.