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Trapianto

INFEZIONE CRITICA NEL PAZIENTE TRAPIANTATO RENALE: DESCRIZIONE DI UN CASO CLINICO

Questo Abstract è stato accettato come Poster.

Razionale

Le infezioni nel trapiantato renale rappresentano una complicanza frequente e temibile che talvolta può compromettere finanche la vita del paziente. 

Casistica e Metodi

Maschio, anni 60, trapiantato renale da cinque mesi, in terapia immunosoppressiva con steroide e tacrolimus, giungeva alla nostra osservazione per algia al polpaccio sinistro, già interessato da flebite nel mese precedente. All’ecografia si evidenziava un esteso ematoma, non traumatico, intrafasciale a livello del gemello mediale, con trombosi della vena poplitea. Per comparsa di febbre, edema ingravescente dell’arto e leucocitosi neutrofila, iniziava antibioticoterapia con ceftazidime. Si sottoponeva, per il peggioramento clinico, a TC dell’arto inferiore che evidenziava una raccolta fluido-corpuscolata sottofasciale estesa dalla caviglia fino al terzo superiore della coscia con versamento intraarticolare. Si procedeva, pertanto, a svuotamento chirurgico della raccolta fluida purulenta (positiva per Nocardia), iniziava pluriterapia antibiotica mirata, e sospendeva il tacrolimus. Nonostante l' antibioticoterapia e le sedute di camera iperbarica, sono stati necessari successivi svuotamenti chirurgici dell’arto. Controlli strumentali e laboratoristici fino al secondo mese, in corso di antibioticoterapia, non mostravano una regressione delle raccolte, persistendo la  febbricola. A tre mesi la TC, oltre alle multiple raccolte fluido-corpuscolate saccate estese a tutto l’arto fino alla regione plantare, evidenziava nuclei gassosi ed iniziale erosione ossea della tibia e del femore. L’interessamento osseo imponeva antibioticoterapia parenterale con tigeciclina, trimetoprim-sulfametossazolo, meropenem, levofloxacina ed anidulafungina. La funzione renale era stabile con la sola terapia steroidea. Progressivamente le condizioni cliniche del paziente miglioravano, con ripresa della deambulazione. Dopo un mese dall’inizio della terapia parenterale la TC mostrava una riduzione del volume delle raccolte saccate e clinicamente si evidenziava una progressiva ricicatrizzazione delle ferite. I tamponi risultavano negativi e dopo sei mesi di ospedalizzazione il paziente veniva dimesso in discrete condizioni cliniche.

Risultati

Conclusioni

I pazienti trapiantati sono esposti al rischio di importanti infezioni, sostenute da popolazioni polimicrobiche resistenti alle comuni antibioticoterapie.

R. Carrano, L. Apicella, R. Rossano, L. Russo, P. Di Muro, S. Vitale, G. Garofalo, R. Gallo, M. Sabbatini, S. Federico
(Nefrologia e Trapianti Renali Università degli Studi di Napoli "Federico II")
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