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AKI e Trattamenti depurativi di area critica

La CPFA (Coupled Plasma Filtration Adsorption) previene il danno renale acuto (AKI) indotto da sepsi: ruolo della fibrosi tubulo-interstiziale e dell’apoptosi tubulare

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Razionale

L’apoptosi tubulare e la fibrosi tubulo-interstiziale rivestono un ruolo chiave nella patogenesi del AKI. Scopo del nostro studio è stato testare la capacità della CPFA nel modulare questi processi a carico del parenchima renale in un modello suino di AKI indotto da sepsi.

Casistica e Metodi

In un modello suino di sepsi severa, dopo 3h dall’infusione di LPS (300µg/Kg), 8 maiali sono stati sottoposti a trattamento con CPFA per 6h. Biopsie renali sono state effettuate prima (T0) e dopo 9h (T9) dalla somministrazione con LPS. Otto animali settici controllo non hanno ricevuto alcun trattamento.

Risultati

Negli animali settici, l’analisi istologica con tricromica di Masson rilevava al T9 uno sviluppo precoce di fibrosi tubulo-interstiziale, caratterizzata dalla presenza di estesi depositi di collagene (51.54±8.28, vs T0:11.96±5.33 p=0.04)  e diffusi trombi glomerulari. Studi di immunofluorescenza mostravano un aumento a livello interstiziale del marcatore mio-fibroblastico alpha-SMA nelle biopsie T9 dei maiali settici rispetto al T0 (7.58±0.49 fold change, p=0.001). Dall’analisi della Caspasi-3 tissutale, si osservava un’intensa apoptosi tubulare (T9:40.44±9.04 vs T0:11.07±3.96 p=0.0002) in corso di sepsi.

I maiali trattati con CPFA mostravano una significativa riduzione dei depositi di collagene (25.29±8.9 p=0.04) e dei trombi glomerulari. Allo stesso modo l’espressione di alpha-SMA a livello interstiziale risultava fortemente abrogata (2.43±0.31 fold change, p=0.001). Inoltre, il trattamento riduceva significativamente l’apoptosi tubulare (20.96±2.68 p=0.004).

Conclusioni

I nostri dati dimostrano che il trattamento con CPFA determina una significativa protezione del parenchima renale in corso di AKI secondaria a sepsi, riducendo lo sviluppo della fibrosi tubulo-interstiziale e dell’apoptosi tubulare.

G. Castellano1, A. Stasi1, A.M. Di Palma1, M. Gigante1, A. Intini1, C. Divella1, G.S. Netti2, P. Pontrelli1, C. Curci3, C. Prattichizzo2, E. Fiaccadori4, G. Grandaliano2, G. Pertosa1, L. Gesualdo1
(1 Dipartimento di Emergenza e Trapianti di Organo, Università di Bari, Italia 2 Diparimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Foggia, Italia, 3 Consorzio Carso, Valenzano (Ba), Italia, 4 Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Universita' degli Studi di Parma, Italia)
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