AKI intraospedaliera è causa frequente di morbidità e mortalità nel paziente critico. Quando è necessario avviare la dialisi (AKI-D), la prognosi è particolarmente infausta. La maggior parte dei pazienti con AKI-D è ricoverata in TI; tuttavia i pazienti AKI-D non-TI rappresentano una popolazione clinicamente rilevante, ma poco studiata. Scopo di questo lavoro è analizzare le cause e gli outcomes dell’AKI-D non-TI.
Sono stati analizzati i dati dei pazienti AKI-D ricoverati nel periodo 2010-2012 presso il nostro centro. Si è provveduto ad analizzare i casi di AKI indagando tipologia di ricovero, causa, esito e caratteristiche del paziente, valutando mortalità e funzione renale alla dimissione.
Abbiamo identificato 423 pazienti con AKI (4.242 dialisi). 301 pazienti sono stati gestiti in TI, 122 in degenza ordinaria (di cui 28 gestione mista). Si sono verificati 219 decessi (51.6%, TI 55.9%, non-TI 40.2%, p<0.05); 159 pazienti hanno recuperato una funzione renale almeno parzialmente (37.8%, TI 37.7%, non-TI 38.5%, p=0.8); 47 pazienti hanno sviluppato ESKD (10.6%, TI 6.4%, non-TI 21.3% p=0.05). I pazienti non-TI avevano 66.7+17.3 anni, 64.7% maschi, 55,7% aveva GFR<60ml/min, 7.4% era portatore di trapianto renale; sono stati gestiti mediamente da 1.4 reparti (intervallo 1-7, esclusa sala dialisi) con 176 ricoveri (60 chirurgia, 84 medicina, 32 nefrologia). A differenza dei pazienti TI in cui sepsi e cardiochirurgia causano >50% delle AKI, nei non-TI le cause sono eterogenee: 15.7% da NTA postchirurgica, 13.1% urologica, 12.3% cardiorenale, 9% epatorenale, 6.7% sepsi, 5,6% mieloma, 5,6% glomerulare, 3.3% rigetto di trapianto renale.
L’AKI-D non-TI si associa a maggior sopravvivenza dell’AKI-D-TI per la minore criticità dei pazienti. Sebbene si tenda ad associare l’AKI alla TI esiste una popolazione di pazienti sub-critici con alto rischio di mortalità e di ESKD.