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Diabete

L’EMOGLOBINA GLICATA (HBA1C) NEI SOGGETTI DIABETICI CON CKD È UN DATO SU CUI RIFLETTERE? NOSTRA ESPERIENZA.

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Razionale

Il dosaggio della HbA1c  rappresenta un consolidato parametro di valutazione del “controllo” glicemico. Tuttavia l’abitudine al suo utilizzo generalizzato ed “acritico” potrebbe risultare talora “fuorviante”. Nel caso dei soggetti diabetici con Chronic Kidney Disease (CKD), anemici in trattamento terapeutico con agenti stimolanti l’eritropoiesi (ESA) e Ferro, la HbA1c, probabilmente, non fornisce un’informazione sovrapponibile a quella riferita al soggetto diabetico “standard”. Abbiamo ritenuto di raccogliere dati inerenti la valutazione dell’affidabilità del dato laboratoristico scaturente dal dosaggio della HbA1c nei soggetti diabetici in trattamento con ESA e Ferro. 

Casistica e Metodi

Abbiamo valutato una coorte di 80 soggetti diabetici con CKD in stadio IIIb – IV (43 M e 37 F - età media 63 aa.) in terapia “conservativa”. Nell’ambito di un programma di “approccio globale” multidisciplinare, per ogni soggetto, abbiamo valutato a cadenza mensile l’HbA1c ed  il “profilo glicemico a 6 punti”,  cadenzato ogni sei giorni  in modo da evitare l’influenza di eventuali abitudini alimentari relative alla ripetizione di un unico  giorno  settimanale.

Risultati

 Abbiamo rilevato che nella nostra casistica: 1) i soggetti diabetici con CKD, a parità di valori glicemici medi evidenziati dal profilo glicemico ripetitivo, denotavano la presenza di valori di HbA1c “fluttuanti”; 2) le vie terapeutiche percorse per la correzione dell’anemia, con un diversi ESA e diverse modalità di impiego terapeutico del Ferro sembrerebbero influenzare i valori della Hb1Ac.

Conclusioni

Riteniamo che: 1) la presenza di una anemia in trattamento con ESA e somministrazione di Ferro nei soggetti diabetici con CKD,  implichi una valutazione “critica” della Hb1Ac, potendo essa risultare “fuorviante”; 2) siano auspicabili ulteriori approfondimenti conoscitivi che diano ad essa il giusto peso interpretativo, con l’introduzione di eventuali fattori di correzione, tenendo conto delle diverse “variabili” che possono influenzarla in tali soggetti ad elevata complessità, tanto sul piano metabolico quanto su quello emopoietico.

A. Bruzzese1, A. Bruzzese 2, V. Bruzzese3, M. Pasquale4, A. Persichini5, G. Rondanini5, D. Santoro1, V. Savica1, M. Buemi1, G. Bellinghieri1
(1Policlinico “G. Martino”, Università di Messina 2Policlinico “A. Gemelli”, Università Cattolica, Roma 3UO Emodialisi Taurianova, ASP 5 Reggio Calabria 4SC Medicina Interna, Ospedale di Polistena, ASP 5 Reggio Calabria 5Policlinico “Silvestrini”, Università di Perugia )
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