La PD nella popolazione geriatrica, in cui la prevalenza mediana della IRC è 35.8%, offre un miglior controllo emodinamico e idroelettolitico, minore ospedalizzazione e conservazione della funzione renale residua. Lo scopo del nostro lavoro è confrontare la qualità di vita nei pazienti geriatrici e non in PD seguiti presso la nostra UOS.
Sono stati valutati 40 pazienti: 20 con età maggiore di 65 anni (gruppo-A), 20 con età minore di 65 anni (gruppo-B). A ciascuno è stato somministrato mensilmente un questionario con 4 item estratti dal KDQOL (ruolo fisico, ruolo emotivo, benessere emotivo e peso della malattia renale) che, in un nostro precedente studio, si sono dimostrati maggiormente correlati al benessere percepito del paziente. Agli item 1, 3 e 4 viene assegnato un punteggio da 0 a 4, all’item 2 da 0 a 3. I punteggi più bassi sono associati ad un maggior grado di soddisfazione.
Il gruppo-A ha riportato uno score totale medio di 8.70 a fronte di uno score di 10.17 nel gruppo-B. Non si evidenzia una differenza significativa nei due gruppi riguardo l’influenza della patologia nella gestione delle attività quotidiane (score medio di 4,72 nel gruppo-A e di 4.82 nel gruppo-B). Sono state riscontrate differenze invece relativamente al peso della malattia renale sulla vita propria e della propria famiglia, il tempo dedicato alla malattia e lo stato d’animo. Nei pazienti geriatrici si è ottenuto uno score di 2.45 per il benessere emotivo e di 1.53 per il peso della malattia contro uno score rispettivamente di 2.94 e 2.40 nel gruppo-B.
I pazienti anziani accettano meglio la propria malattia e le limitazioni da essa imposte, pertanto la PD può essere considerata una valida scelta terapeutica. Intendiamo proseguire lo studio valutando eventuali miglioramenti della qualità di vita, soprattutto nell’anziano fragile, attraverso l’introduzione della “home dialysis”.
