L’invecchiamento della popolazione immessa in dialisi con un aumento delle comorbilità e necessità assistenziali ha determinato una riduzione nella scelta della DP.
Nel nostro centro, in caso di non autosufficienza nell’esecuzione delle procedure dialitiche, è possibile ricorrere alla DP assistita seguendo i seguenti gradi di intensità assistenziale: 1) partner familiare/affidatario, 2) videodialisi, 3) assistente famigliare, 4) RSA.
Scopo di questo lavoro è quello di valutare retrospettivamente l’effetto del programma di DP assistita sulla scelta della metodica.
Sono stati considerati i 250 pz avviati alla dialisi nel periodo 01/01/2004-31/12/2012con follow up al31/03/2013.Dei pz in DP sono state considerate l’età, le comorbilità (Charlson Comorbidity Index: CCI), la modalità assistenziale all’inizio del trattamento e durante il follow up, la sopravvivenza della tecnica.
Di questi 137 (54,8%) sono stati avviati alla HD (età:69,9±13,3 – M:63,8% - DM:44,0%) e 113 (45,2%) alla DP (età:72,3±12,8 – M:64,6% – DM:44,2%) di cui45 inAPD e68 inCAPD con un CCI di 7,3±3,0.
Nella Figura 1 sono riportati l’età e il CCI dei pz in base alla modalità assistenziale all’inizio della DP. Tra i diversi gruppi vi è una differenza significativa rispetto ai parametri considerati (p<0,001).
Nel corso del follow-up 10 pz sono passati ad un livello di intensità assistenziale superiore e 13 pz sono passati in HD: 7 son per UFF, 3 per peritonite, 1 per complicanza catetere,1 complicanze meccaniche ed 1 per scelta.
La sopravvivenza della tecnica a 1 e 3 anni è risultata rispettivamente di 92,2% e 81,8%.
La DP assistita consente di inserire in questa metodica un’elevata percentuale di pz, con un’età avanzata ed un elevato tasso di comorbilità riducendone il drop-out