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Malattia renale cronica stadio 1-5/Diabete/Ipertensione

GLI INDICI RESITIVI RENALI COME GUIDA PER IL TRATTAMENTO ANTIIPERTENSIVO NEL PAZIENTE CON MALATTIA RENALE CRONICA: UN CASO CLINICO

Razionale

Donna, di 65 anni, in anamnesi: ipertensione arteriosa nota da circa 8 anni, insufficienza renale cronica nota da 7 anni con diagnosi bioptica di glomerulonefrite ad IgA (creatinina 1.8 mg/dl, proteinuria 1-2 g/die) trattata con terapia sintomatica.

Terapia in corso: Lisinopril 20 mgx2/die, Irbesartan 300 mg/die, Furosemide 25 mgx2/die, Spironolattone 25 mg/die, Metolazone 5 mg/die. Nei giorni precedenti il ricovero riferisce diarrea e vomito verosimilmente secondari a gastroenterite in corso di sindrome virale.

La paziente veniva ricoverata per oligo-anuria ed ipotensione, agli esami ematochimici riscontro di  insufficienza renale acuta (creatininemia 16.3 mg/dl, BUN 137 mg/dl). All’ingresso veniva sospesa la terapia in atto e la paziente sottoposta a trattamento emodialitico (per un totale di tre sedute). Nei giorni successivi, dopo correzione della volemia e normalizzazione della pressione arteriosa, si assisteva ad una progressiva ripresa della diuresi e graduale ripristino della funzione renale (creatinina alla dimissione 2.5 mg/dl).

L’ETG addome mostrava: reni ad ecostruttura lievemente iperecogena con perdita della differenziazione cortico-midollare tipo nefropatia cronica, plurime cisti bilaterali, non apprezzabile litiasi né idronefrosi. L’esame Doppler evidenziava aumento degli indici di resistenza bilateralmente (IR 0.77). Il follow-up a 3 mesi dimostrava il recupero della funzione renale (creatinina 1.5-1.6 mg/dl, proteinuria 1g/die)

Casistica e Metodi

Risultati

Conclusioni

L’incremento dell’indice resistivo renale è considerato un marker stiffness vascolare sistemica e renale, nei pazienti con ipertensione arteriosa e/o malattia renale cronica.

E’ stato recentemente osservato che una riduzione eccessiva della pressione arteriosa così come una profonda inibizione farmacologica dell’attività del sistema renina-angiotensina-aldosterone possano comportare un incremento paradosso nella morbidità cardiovascolare e renale, soprattutto in pazienti ad alto rischio, con marcato aumento della rigidità vascolare e renale.

Un aumento degli indici resistivi potrebbe essere un utile strumento per guidare la strategia terapeutica (in termini di target pressori e combinazioni farmacologiche) soprattutto in presenza di malattia renale cronica e/o diabete con proteinuria

GARNERI D, VIAZZI F, GONNELLA A, PARODI E, BONINO B, RATTO E, PONTREMOLI R
(Universita` degli Studi e I.R.C.C.S. Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino-IST, Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro. Viale Benedetto XV 6–16132 Genova)
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