La CPFA è una tecnica di emopurificazione extracorporea impiegata nello shock settico irreversibile. Si basa sulla rimozione dei mediatori infiammatori responsabili del danno multiorgano. Ci proponiamo di valutare la possibilità che il timing della CPFA influenzi l’outcome del paziente in shock settico.
Sono stati valutati retrospettivamente tutti i pazienti in shock settico refrattario sottoposti a CPFA da gennaio 2008 a giugno 2015. Sono state calcolate le ore trascorse dal primo episodio di ipotensione arteriosa all’inizio della prima seduta di CPFA. Abbiamo analizzato questo intervallo di tempo in rapporto alla sopravvivenza e al tempo di risoluzione dello shock, allo svezzamento precoce dalle ammine e alla riduzione del loro fabbisogno, impiegando il Pressure Catecholamine Index (PCAI) di ciascun paziente.
Sono stati reclutati 59 pazienti (età mediana di 63 anni), di questi 12 sono deceduti per shock settico (20%). Non si è osservata evidenza di relazione tra timing della CPFA e mortalità o tempo di risoluzione dello shock. Viceversa la differenza e la riduzione percentuale tra PCAI pre-CPFA e post-CPFA è risultata significativamente maggiore nei sopravvissuti rispetto ai deceduti (p=0,032; p=0,001) e infatti queste due variabili risultano correlate alla sopravvivenza allo shock settico (p=0,002). Emerge inoltre una correlazione inversa tra timing della CPFA e la differenza tra il PCAI pre e post-CPFA (p=0,01). Infine risulta esserci un’associazione tra svezzamento precoce dalle ammine e sopravvivenza allo shock settico (p=0,04), sebbene non si sia osservata evidenza di associazione tra timing del trattamento e svezzamento precoce dalle ammine.
Dall’analisi del nostro campione non emerge una relazione diretta tra timing del trattamento con CPFA e sopravvivenza allo shock settico. Nonostante ciò è possibile affermare che il timing del trattamento influisce significativamente sulla riduzione del fabbisogno amminico del paziente e che lo svezzamento precoce dalle ammine si associa alla guarigione.