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Malattie genetiche/Malattie rare

SINDROME EMOLITICO-UREMICA ATIPICA SECONDARIA A TERAPIA CON INTERFERON-BETA

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Introduzione

In letteratura sono riportati isolati casi di sindrome emolitico-uremica atipica (SEUa) associati a terapia con interferon-beta. Il meccanismo patogenetico non è del tutto chiaro, tuttavia il farmaco sembra agire sia alterando la cascata del complemento sia attraverso un danno diretto sull’endotelio. Nessuna mutazione genetica è stata identificata in questi casi. (Ubara Y; 1998) [1] (Broughton A; 2011) [2] (Olea T; 2012) [3] (Hunt D; 2014) [4]. Riportiamo la nostra esperienza in merito.

Pazienti e metodi

Nel nostro centro di Nefrologia sono stati osservati 2 casi di SEUa associati a terapia prolungata con IFN-beta usato per il controllo dei sintomi di sclerosi multipla. Entrambe le pazienti erano di sesso femminile e con età di 43 e 30 anni al momento della diagnosi; la funzione renale era nella norma prima dell’esordio della malattia. La SEUa si manifestò con coinvolgimento sia ematologico che renale; nella prima paziente fu necessario l’inizio di emodialisi. Dall’analisi genetica non fu riscontrata nessuna mutazione nella paziente 1 mentre nella paziente 2 fu identificata una delezione in eterozigosi di CFHR3-CFHR1. La terapia con IFN-beta fu prontamente sospesa ed iniziata la plasmaexchange (PEX). Dopo un minimo di due settimane di terapia adeguata con PEX ed infusioni di plasma non fu ottenuto un significativo miglioramento significativo dei parametri di laboratorio per cui le pazienti iniziarono terapia con Eculizumab.

Risultati

Dopo l’inizio della terapia anticomplementare fu osservato un miglioramento sia del quadro ematologico che, seppur in maniera più graduale, di quello renale. Dopo 3 mesi dall’inizio della terapia con Eculizumab fu possibile sospendere la terapia dialitica nella paziente in trattamento sostitutivo extracorporeo, mentre nell’altra si osservò un miglioramento degli indici di funzionalità renale; in entrambi i casi è stata ottenuta una completa stabilizzazione del danno renale. Non fu inoltre segnalato nessun evento evento al farmaco. Successivamente non furono rilevati segni e sintomi correlati alla microangiopatia trombotica e, anche il quadro di sclerosi multipla, si mantenne stazionario in assenza di terapia specifica; una sola recidiva della sintomatologia neurologica, che tuttavia si risolse prontamente dopo un ciclo di steroide, fu descritta nella seconda paziente. 

Conclusioni

Un quadro di microangiopatia trombotica secondaria può insorgere in pazienti in trattamento con interferon-beta, verosimilmente in presenza di una predisposizione genetica che tuttavia non sempre è possibile identificare. Nonostante la scarsità della casistica sembra che anche queste forme, così come quelle primitive, possano beneficiare dell'utilizzo di Eculizumab in caso di resistenza alla PEX.

release  1
pubblicata il  24 settembre 2015 
da Antognoli G, Allinovi M, Cirami L, Minetti E
(Nefrologia, Dialisi e Medicina del Trapianto, AOU Careggi, Firenze)
Parole chiave: eculizumab, Interferon-beta, sindrome emolitico uremica atipica
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